A Sternatia sono rintracciabili due chiese cripte attualmente dedicate a S. Pietro e a S. Sebastiano. Quella di S. Pietro è sita nei pressi della masseria Caraffa, alla periferia del paese e si presenta ricoperta da numerose pietre, resti forse di strutture andate completamente distrutte, invece quella di S. Sebastiano è situata in via Neviera, è affiancata da alcune costruzioni che ne hanno modificato l’aspetto originale, tipo l’accesso originale, murato in seguito proprio alla costruzione di un edificio. Le due chiese-cripte sono molto differenti tra loro, infatti nella cripta di S. Pietro troviamo una navata unica, il suo asse è est-ovest con altare ad est; la divisione tra Naos e Bema è data da un’iconostasi litoide, con un’unica apertura; alcuni interventi hanno modificato la sua struttura riducendone l’accesso con due piedritti e un orlo sovrastante. Il pavimento non è più visibile, il soffitto è perlopiù piano di altezza media di 1,60 m. Il gradino- sedile presente lungo le pareti del Naos è del tutto interrotto; l’altare,  a forma trapezoidale è addossato alla parete e nei pressi sono presenti due ampie nicche. Con questa cripta siamo in presenza dell’unico esempio del basso salento dove in una cripta a navata unica si è conservata, ancora integra l’iconostasi litoide; infatti già con S. Sebastiano siamo in presenza di una chiesa-cripta con l’asse originale est-ovest  con altari a est, è di forma quadrangolare divisa da un pilastro centrico in due navate e scandita dallo stesso in quattro campate. Il pilastro presenta una cornice superiore leggermente sfasata ed ha in uno dei lati una piccola nicchia che forse in passato conteneva un’icona. Il pavimento è in terra battuta, il soffitto ha un’altezza di 2,25 m, lungo tutte le pareti è presente il gradino-sedile rintracciabile anche intorno al pilastro. Vi sono 3 altari di tipo latino . Le due cripte sono differenti anche nella decorazione parietale, infatti nella cripta di S. Pietro dell’originale ciclo pittorico sono rimasti pochi segni di decorazione e di quattro figure, delle quali si intravedono soltanto alcune parti dei nimbi, dei volti e dell’abbigliamento; la decorazione è costituita da una doppia banda superiormente rossa e inferiormente alternativamente rossa e nera con motivo a rettangoli. Successivamente nel XVIII sec. sono state aggiunte delle decorazioni e un affresco sull’altare rappresentante un S. Pietro con gli attributi tradizionali dell’iconografia occidentale delle chiavi e del gallo. I resti del ciclo sono riconducibili ad una datazione ben precisa; si può ipotizzare il XII XIII sec. Quindi di questa piccola cripta è ormai dimenticata e versa in condizioni precarie. Dalla sua forma però si può ipotizzare che avesse la funzione di chiesa adatta allo svolgimento del rito greco, ma si è ipotizzato che si tratti di una tomba messapica riadattata, ipotesi fatta forse per la presenza del Naos e della banda rossa decorativa.

Tutto differente nella cripta di S. Sebastiano , dove il ciclo pittorico è composto da riquadri con immagini sacre, divisa dalle tradizionali bande monocrome, disposte su tutte le pareti dell’invaso che testimoniano con la varietà di stili e di soggetti, le influenze storico artistiche.

S. Sebastiano è affrescato sulla faccia occidentale del pilastro è riquadrato sulla sommità da una triplice ripartizione a fasce, di cui la mediana è decorata con motivi stellari. Lo sfondo blu dell’affresco è ornato da motivi geometrici che formano un reticolo di colori giallo rossi alternati. L’affresco del Santo è in più parti rovinato e di esso si distingue la zona centrale, parte di una gamba e alcune frecce piumate. Sulla parete nord, vi sono i resti di sei affreschi, ma di essi solo quattro sono ancora identificabili:

Vergine con bambino, ai lati di questa sono i resti di due figure ormai scomparse e anche di quest’affresco si distinguono soltanto il nimbo della Vergine, la sagoma del bimbo che regge un libro e una mano della madre.

S. Francesco, dipinto accanto ad un altro Santo Anonimo di cui è visibile solo il volto con tracce di barba. Il S. Francesco indossa l’abito monacale e ha sul capo la tonsura, il resto è quasi tutto scomparso.

Annunciazione. Dell’Arcangelo a sinistra si intravede la sagoma; la Vergine, assisa in trono è rovinata nella parte superiore in cui si vede una colomba. Sulla parete a est nella navata sinistra sono rintracciabili tre riquadri rappresentanti: una Resurrezione, una Trinità e un S. Sebastiano.

Sinopia della Resurrezione, è ancora visibile parte di questa scena realizzata in color ocra e che doveva essere la base per un affresco mai realizzato; della rappresentazione attuale s’intravede soltanto la parte inferiore che dovrebbe rappresentare un sarcofago. E’ questa l’unica sinopia  rintracciata finora nelle cripte del salento.

Trinità, l’affresco posto su una mensa rappresenta il Creatore assiso sul trono che regge il Cristo in croce, è in pessime condizioni soprattutto nella parte superiore.

S. Sebastiano, l’affresco di dimensioni ridotte, è palinsesto e in più parti rovinato e del rimanente si intravede ben poco. Il Santo martire è rappresentato secondo i moduli dell’iconografia tradizionale, legato al palo e trafitto da numerose frecce; nella parte inferiore, resti di un’iscrizione votiva.

Sulla parete dove si trova l’attuale ingresso troviamo solo un affresco composto da due santi: S. Sebastiano e S. anonimo. Gli affreschi dei due santi sono divisi da un motivo decorativo a tralci  interrotto da un piccolo riquadro con una lunga iscrizione in greco non leggibile.

Il S. Sebastiano, reso secondo i canoni dell’iconografia tradizionale, è affiancato da un Santo che la tradizione locale identifica con S. Fabiano; l’iscrizione esegetica è in gran parte scomparsa e si leggono solo alcune lettere che però non ci permettono d’individuare alcun collegamento col nome Fabiano. Il Santo indossa una tonica bianca e uno scapolare nero.

S. Anonimo, è un affresco che rappresenta una figura anonima, indossante i paramenti sacri con stola crocesegnata, che in una mano legge il libro e, appoggiato al braccio, ha un bastone. Ai piedi una figura votiva è rappresentata in atteggiamento orante.

Tracce di altri affreschi ridotti ormai a macchie di colore sono presenti sulle pareti e sul soffitto della chiesa-cripta. Sebbene nell’invaso siano presenti affreschi legati all’ambito votivo, appartenenti ai vari << interventi >> il periodo in cui si possono collocare, basandosi sia sulle date presenti nelle iscrizioni votive sia sull’impostazione stilistica delle figure, è tra l’inizio del XII sec e la fine del XVI sec. Tra i soggetti iconografici presenti, notiamo la ripetitività del S. Sebastiano riprodotto ben tre volte e il nucleo agiografico ricollegabile all’Ordine francescano che comprende sia il Santo fondatore che la scena della Trinità.

Quindi, la cappella sebbene manchi d’iconostasi, per il suo impianto architettonico si dimostra funzionale all’esercizio della liturgia greca; nella tipologia a due navate una di queste può essere destinata alla sinassi rituale, generalmente la destra, mentre la sinistra a pastophorion, cioè pròthesis e diakonicòn insieme. Infatti nella navata destra sono presenti due mense addossate alla pareti che potevano fungere da ripiano per gli oggetti sacri. Anche l’altare principale è del tipo latino e questo ci fa pensare che la cripta, più che un santuario pubblico fosse un luogo devozionale, ciò che spiegherebbe anche la mancanza dell’iconostasi litoide che, se presente, doveva essere realizzato in legno e forse limitata alla navata principale. Sebbene abbandonata, è saltuariamente oggetto di culto, infatti nel giorno dedicato a S. Sebastiano, 20 gennaio, si svolge una processione in cui i fedeli  reggono dei ceri votivi, conclusa da un falò acceso nei pressi dell’entrata.