Sarà aperta domani, sabato 9 maggio alle ore 19,30, nel museo provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce l’antologica di Tonino Caputo.

<<Tonino Caputo è una di quelle  personalità artistiche che hanno permesso al Salento di agganciare i fermenti nazionali più innovativi, non avendo mai rescisso il legame con la sua terra d’origine. Qui di tanto in tanto ritornava, presente in mostre collettive  e in numerose collezioni private, ma è dal 1962 che mancava a Lecce con una vasta esposizione personale. Questa mostra ce lo presenta finalmente non per frammenti di esperienza ma in un itinerario completo>> dice l’assessore Aurelio Gianfreda nella presentazione della mostra.

<<Il sostenuto livello dell’attività di Tonino Caputo, e contemporaneamente, la sua scarsa frequenza con la città di origine, facevano considerare opportuna e necessaria perciò una sua mostra a Lecce, nel filone di quegli appuntamenti che il Museo Provinciale ha programmato dopo e contestualmente a quella sugli artisti salentini tra Otto e Novecento, i cui termini cronologici erano fissati tra il 1860 e il 1960>>, sottolinea Pellegrino.

<<Dopo quella data una nuova stagione è inaugurata da artisti ancora validamente presenti sulla scena, spesso molto noti ed anche famosi ma non sempre veramente e completamente conosciuti, come Tonino Caputo. Senza presumere di sondare fino in fondo il significato della sua opera grafica e pittorica, alla cui indagine e al cui chiarimento hanno contribuito critici sottili e qualificati, mi piace sottolineare la sua capacità di rinnovarsi ed essere propositivo ancora oggi, con idee e opere apparentemente dissonanti con quelle precedenti>>.  

La pittura di Tonino Caputo  come si legge nella nota di presentazione del catalogo della mostra ad opera del direttore del museo “Castromediano” Antonio Cassiano <<non appare legata a un filone preciso, ne egli si è mai apparentato a un gruppo o a una scuola, preferendo semmai ritornare indietro per recuperare insegnamenti capaci sempre di suggerire nuovi percorsi, come avviene quando rimedita sulla metafisica per approdare alle vedute urbane o quando ritorna a stilemi informali che appaiono il filo conduttore, o il desiderio represso, di tutto il suo lavoro. Caputo non cade nella trappola di scegliere tra astratto e figurativo, dilemma di tutti gli artisti della sua generazione; non vuole “apparire” moderno, ma esserlo>>.