Verardi si è imposto nel corso degli anni come una delle icone storiche del rock made in Italy e non solo. Artista di talento, talento che gli viene universalmente riconosciuto. La stampa inglese non fa che sottolinearlo, la stampa specializzata lo pone come unico italiano accanto a figure di rilievo assai ingombranti come Syd Barrett.
Propone un sound sempre audace,  che non conosce l’ingiallirsi delle pagine del tempo e che si dimostra sempre attento e nuovo, mai banale o già sentito, accompagnato da una scrittura sempre a grandi livelli, morbosa e carnale che prende peso e forma quando si agita nell’aria, mossa dallo strumento a corde, voce, che Verardi manovra accompagnandolo con le note della sua chitarra.
Ha collaborato con Manuel Agnelli, Federico Fiumani, Francesco Bianconi, Giovanni Ferrario e tanti altri.

9-5-09 Francesco Aprile intervista Amerigo Verardi:

F. A. - In che modo è cambiata la sua musica dagli inizi ad oggi?

A.V. - Non so,è una domanda complessa... Agli inizi, ad esempio, scrivevo in inglese e questo già fa una grande differenza... Certe cose, da una parte, non possono che essere migliorate col tempo in termini di consapevolezza, spessore e comunicazione profonda... Però è anche vero che da un altro punto di vista i toni sono diventati più cupi, i testi più rabbiosi... Forse non dovrei avere questo atteggiamento così "europeo", non dovrei farmi mangiare dall'oscurità dei tempi e neanche dalla mediocrità di chi ci governa, tanto per dirne qualcuna... Credo che la musica possa essere ancora portatrice di cambiamenti importanti, sia a livello personale che sociale, questo dovrebbe essere sufficiente a stimolare i musicisti a dare il meglio di sé, ad evolversi, ricercando nell'essenza delle cose. La mia musica, se è cambiata nel corso degli anni, credo sia cambiata in questo senso.

F. A. - Com'era il suo approccio alla musica quando ha cominciato?

A.V. - Fin da quando ho cominciato a strimpellare la chitarra, la musica per me è stata un divertimento e una salvezza. Ma lo era stata anche prima, perché ascoltavo musica rock già a sette-otto anni pur non avendo in casa né fratelli maggiori né genitori appassionati di musica. Credo si possa dire che fosse inevitabile il mio avvicinarmi alla musica. Poi da adolescente lo scrivere canzoni, belle canzoni, fu il mio primo e vero obiettivo importante. Mi esercitavo giorno e notte, cercavo sempre di migliorarmi e di concentrarmi sulle potenzialità della mia band, gli Allison Run. Penso sia stata una buona idea, quella di lavorare tanto. Anche perché questo impegno poi non mi ha mai impedito di avere una vita intensa ed eccitante, anzi...

F. A. -Parli dell'esperienza con gli Allison Run.

A.V. - È una bellissima storia durata cinque anni, direi la più importante per me a livello personale e formativo. Aver collaborato con Alessandro Saviozzi e Mimmo Vitali è stato come fare un viaggio fantastico insieme ai migliori amici possibili, e direi che i dischi che abbiamo realizzato insieme ne rappresentano una testimonianza concreta. Sono certo che chi ci ascoltava in quegli anni riusciva a percepire piuttosto chiaramente questo spirito. Non pensavamo ad altro che a vivere intensamente e realizzare la migliore musica possibile. È stata una grande fortuna per me cogliere la purezza di quel momento.

F. A. - Quali sono gli artisti che più l'hanno influenzata?

A.V. - Sono troppi, non saprei da dove cominciare! Fammi pensare, non voglio evadere la risposta... Quando ero adolescente, direi John Lennon, Syd Barrett e i Rolling Stones di Brian Jones... In seguito i Television, John Coltrane, Bowie, Lucio Battisti e i Nirvana... Ora Miles Davis, Jimi Hendrix, Peter Green, Dylan e i Master Musicians of Joujouka... Ma considerala una lista assolutamente parziale.

F. A. - Ci parli dell'esperienza con Marco Ancona.

A.V. - È una buona cosa, sotto molti aspetti. Il progetto è nato con l'idea di fare un solo concerto, quindi per puro divertimento. Poi i concerti sono diventati tre, poi cinque, poi venti...e questo perché abbiamo avuto dei riscontri incoraggianti, spesso entusiasmanti. Adesso c'é in progetto la registrazione di un E.P., alcune importanti esibizioni estive e poi un tour invernale. Personalmente credo che il progetto sia intrigante nella sua minimalità e nel suo spirito punk sottostante... Per certi versi io e Marco siamo molto complemetari e la nostra energia viene fuori forte e d'impatto, come fosse un tutt'uno.

F. A. - Pensa che "Il paese è reale", l'iniziativa degli Afterhous, possa aiutare artisti meritevoli che fan parte dell'underground?

A.V. - Beh, a lungo termine non saprei, certe cose per funzionare hanno bisogno di non restare esperimenti isolati. Nel breve, invece, possono dare una spinta promozionale ai progetti individuali dei gruppi partecipanti. A me e Marco, ad esempio, sta dando la possibilità di incrementare le date del nostro tour e di invogliare le persone a venirci a vedere. Non è poco.

F. A. - Come vede l'underground italiano?

A.V. - Ci sono parecchi buoni autori fra quelli non ancora "emersi",secondo me. Se dovessi fare qualche nome, citerei senz'altro due realtà salentine che mi hanno emozionato per purezza, energia e poeticità: CREME e SENZA RANCORE FRAN. Altri più conosciuti sono magari sopravvalutati, ma non necessariamente scadenti. La verità è che oggi si vive in uno stato di grande confusione, dispersione e disillusione, e capisco che per tutti gli addetti ai lavori, e quindi musicisti, etichette e critici musicali, non sia facile dare un senso unitario alla musica indipendente, vista sia come forma di comunicazione universale sia come oggetto di sfruttamento commerciale.

F.A. - Ci parli dell'esperienza de "Il paese è reale", quest'album collettivo con tanti artisti dell'underground italiano.

A.V. - Manuel ha spesso buone idee di questo tipo ed è, inoltre, uno dei pochi, se non l'unico, ad avere qualche concreta possibilità di realizzarle. Quando mi ha chiesto personalmente di partecipare a questa compilation, sia io che Marco abbiamo considerato che sarebbe stata un'ottima occasione per approfondire la nostra neonata collaborazione, e così siamo stati felici di partecipare con questo brano lento e atipico,"Mano nella mano". Non so se nella compilation ci sono davvero i migliori artisti underground, di sicuro sono quelli che più apprezza Manuel. Comunque trovo il disco molto valido e piacevolmente vario. E consideriamo un onore esserci dentro e, in particolare, essere in chiusura di album.

F. A. - Progetti futuri?

A.V. - Suonare, divertirsi, conoscere persone e dare una mano a chi ha bisogno!