07 Dicembre 2024

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“Terra ca vai Pampasciulu ca truei”(prov. Salentino) Sono pochi gli argomenti che destano tanta curiosità quanto quella che si evolve intorno ad un tavolo che riscopre cibi dimenticati, essenze e caratteri della dieta mediterranea, ricette e biodiversità. In terra d’Otranto mondo ricco di sapori e tradizioni, si discute molto sulla denominazione geografica dei suoi prodotti spontanei a uso alimentare e ci si chiede spesso come ottimizzare al meglio la loro offerta ai più accesi amanti del cibo. Quello che appassiona più di ogni altra essenza spontanea è il fantomatico Cipollaccio col fiocco, alias Muscari Comosus per la botanica, Giacinto dal pennacchio per le aree settentrionali, Pampasciune o Pampasciulu per i meridionali salentini.

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“Se mangi pisieddrhi te ntostanu le carcagne”! (se mangi piselli, s’induriscono i talloni). Nel Salento si propone quest’antico detto nei giorni in cui si reclama una possibile alternativa alla struggente pignatta, adagiata a bollire sul fuoco lento, molte ore prima del mezzogiorno. È doveroso non snobbare quel piatto di “pisieddhri a pignatu” perché essi si trascinano dietro sapori e saperi della civiltà contadina, l’umiltà

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A molti salentini, piace fermarsi, ogni tanto, su alcuni luoghi di confine, dove l’intensità dei toni della terra virano sugli orizzonti del mare, semplicemente per godere il calmo tragitto dei natanti sotto tramonti strabilianti. Quando attraversi grovigli di sentiero e giungi a sorpresa sulle insenature ioniche, sei pervaso dagli incessanti e repentini cambiamenti di paesaggio e spesso basta un istante per ritrovarsi a provare un insolito e piacevole effluvio salato di onde e poi magari

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“La cicora otrantina è la megghiu meticina”! Così espone un esperto orticoltore salentino al colorito mercato settimanale di Otranto, per sottolineare proprio le straordinarie virtù di questa verdura e invitare al suo consumo. Non esiste locanda senza la sua specialità a base di cicoria!Onnipresente e combinata con le pastose fave verdi o secche di Zollino, con i deliziosi carciofi brindisini , con un filo d’olio d’oliva, una scorza di

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“Miscare fae e foie” è un modo di dire salentino che si ripresenta quando un dialogo o un commento, tratta argomenti distanti, disarmonici o sconnessi. In realtà, il detto ci riporta a un piatto apprezzato nel salento, appunto la “minescia” (minestra) di cicorie “reste”, selvatiche con le fave verdi o con le “faenette”(fave secche nettate); la prima specialità speziata con le officinali è ottima per l’inizio dell’estate, la seconda rinforzata con il piccante è precisa per marcare il freddo

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