
Scrive di lui il critico d’arte Giorgio Agnisola:
“…In questo contesto una immagine significativa dell’arte di Manciocchi è rappresentata dal monte Circeo. Come fu Monte Sainte-Victoire per Cézanne, la montagna con la sua sagoma misteriosa, con il suo profilo arcaico, con le sue vene scure di pietra e di verde a precipizio sul mare, è diventata per l’artista uno studio riflesso di forme simboliche e reali e di spazi che racchiudono un magmatico contenuto emozionale, quasi un cratere dei sensi…La natura diventa così un luogo complesso di indagine psicologica e metaforica, spazio che consente di rileggere dentro di sé, come in uno specchio, i percorsi della sensibilità e della immaginazione in un andare e venire continuo nell’opera: un emergere dal profondo e un rientrare, scarnificando ma anche filtrando, come in una rete spirituale e sensitiva, materia e simboli, riducendo la forma a puri segni luminosi. Così l’immagine diventa emblematicamente terra di riposo e di conquista.”