Venerdì 3 settembre verrà inaugurata la mostra di Carlo Cego "Questo è il mio paese".
Il Salento gli rende omaggio, pittore di origini venete, milanese d’adozione, che dal 1980 fino alla sua scomparsa, ha vissuto a lungo a Otranto alla cui luce e umanità si è profondamente legato. La luce è il vero soggetto della sua pittura fatta di ampie campiture di colore saturo e intenso.
La mostra, dal titolo “Carlo Cego. Questo è il mio paese”, è promossa dalla Provincia di Lecce e dal Comune di Otranto e riunisce buona parte delle opere realizzate dall’artista negli ultimi vent’anni della sua attività. La mostra è curata da Michele Afferri, storico dell’arte, Marinilde Giannandrea, storica dell’arte e giornalista, Paola Iacucci architetto e moglie di Carlo Cego.
Il Salento gli rende omaggio, pittore di origini venete, milanese d’adozione, che dal 1980 fino alla sua scomparsa, ha vissuto a lungo a Otranto alla cui luce e umanità si è profondamente legato. La luce è il vero soggetto della sua pittura fatta di ampie campiture di colore saturo e intenso.
La mostra, dal titolo “Carlo Cego. Questo è il mio paese”, è promossa dalla Provincia di Lecce e dal Comune di Otranto e riunisce buona parte delle opere realizzate dall’artista negli ultimi vent’anni della sua attività. La mostra è curata da Michele Afferri, storico dell’arte, Marinilde Giannandrea, storica dell’arte e giornalista, Paola Iacucci architetto e moglie di Carlo Cego.
L’evento è organizzato in un duplice appuntamento:
dal 4 al 26 settembre 2010, presso il Castello Aragonese di Otranto, con ingresso dalle ore 10.00 alle ore 24.00; e dal 12 marzo al 3 aprile 2011, presso il Complesso Museale S. Francesco della Scarpa a Lecce.
In occasione della mostra sarà presentato il catalogo curato da Michele Afferri e Marinilde Giannadrea.
CARLO CEGO (1939-2003)
Carlo Cego nasce a Valdagno (Vicenza) il 10 luglio 1939.
Tra il 1947 e il 1966 vive a Roma dove, nel 1962, si diploma in Pittura con Franco Gentilini all’Accademia di Belle Arti. A Roma frequenta la libreria-galleria Al Ferro di Cavallo, luogo d’incontro di artisti, poeti e scrittori.
Tra il 1966 e il 1968 è a Genova dove lavora come scenografo nella fase inaugurale del teatrino sperimentale del Teatro Stabile e nel 1968 Gastone Novelli lo chiama come suo assistente alla cattedra presso il Liceo Artistico di Brera e a Milano rimane fino alla sua scomparsa.
Profondamente e coerentemente legato alla generazione di pittori che hanno creato e continuato la linea astratta della pittura italiana, Cego non ha mai partecipato a gruppi o movimenti ma ha lavorato dentro una linea di ricerca pittorica legata a una dimensione poetica e luministica. Il corpo della sua opera può essere letto all’interno di un "alfabeto e di una sintassi suscettibile d’infinite variazioni" nelle quali il vero soggetto e la ricerca della luce che entra nelle campiture cromatiche e nella densità della materia pittorica.
A partire dal 1980, trascorre lunghi periodi a Otranto, dove dipinge in una piccola casa-atelier conquistato dalla luce meridiana e dalla umanità del Salento e dove partecipa al gruppo di intellettuali e di artisti che in quegli anni soggiornano nella città salentina (Vittorio Matino, Vanni e Alina Scheiwiller, Carlo Berté, Sergio Sermidi, Franco Vaccari, Guido Ballo, Ugo La Pietra, Dadamaino, Umberto Riva, Luisa Castiglioni, Pietro Coletta, Antonio Trotta), protagonisti di una ricca fase di vivacità culturale.
In questi anni la sua pittura, improntata fino ad allora a un geometrismo lirico, abbandona la forma costruita e sviluppa un linguaggio minimale fatto di linee colorate e ampi spazi bianchi che richiamano le Compenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla.
Nel decennio successivo si assiste all’esplosione di un’utopia del colore che si connette con il senso lirico della superficie e con la dimensione reattiva del supporto nelle infinite variazioni cromatiche della materia pittorica. Le opere più recenti sono grandi tele, quasi monocrome, con andamenti per lo più orizzontali, che stabiliscono una relazione fra colore e luce e sembrano sospendere i colori nello spazio della tela.
I quadri di Carlo Cego, affermano ancora oggi la dimensione poetica dell’astrazione italiana, "ritrovando valore vivo della pittura come materia assoluta".
Carlo Cego si è spento a Milano il 17 settembre 2003 e ha voluto essere sepolto a Otranto. Sulla sua tomba si legge: "Gli piaceva dipingere".
Nella primavera del 2008 la Galleria Civica d’arte contemporanea di Spoleto gli ha dedicato un’importante mostra antologica.