«La bellezza». Questo il titolo del libro di Stefano Zecchi, docente di estetica all’Università degli Studi di Milano, che ieri ha tenuto una conversazione con il pubblico della prima serata di inaugurazione di «Ergo Sum», la sesta edizione del Festival della Letteratura a Cavallino, siglato dall’associazione culturale Titania in collaborazione con Comune di Cavallino e Regione Puglia – assessorato al Mediterraneo. Zecchi ha voluto precisare quanto l’importanza della bellezza sia cambiata con il tempo, sostenendo che «venticinque anni fa parlare di bellezza era offensivo, proporre un testo filosofico della bellezza era una provocazione». Oggi, invece, il «bello» torna ad essere oggetto di attenzione. Citando le figure più illustri della storia come Kandinskij, Dostoevskij e Picasso ha collegato l’elemento della bellezza all’arte, affermando che «l’arte si deve interpretare, in quanto ha sempre spiegato il mondo». E da qui il concetto del sentimento della bellezza che è essenziale per riflettere sul senso della vita, anche se «il bello non ha più la funzione di rappresentare il senso del mondo». Colorando la serata con il suo pungente umorismo ha tirato fuori le infinite sfaccettature di questo concetto, affermando la sua totale soggettivizzazione, in cui «c’è il senso proprio del gusto». Nel pensiero di Zecchi la rottura della convenzionalità risiede proprio nella bellezza e, in più, è un concetto dittatoriale, per il quale se ne invaghirono Mussolini ed Hitler. «Per l’uomo è il valore della vita e il senso del mondo, è un ideale da portare avanti. Siamo condannati a costruire il bello ma non capiamo il potere che può avere; se non ne capiamo la potenza finiamo per esserne dominati. È una bomba che se non viene tenuta in mano, esplode».

di Eugenia Giannone