Da un discorso tenuto da Francesco Saverio Dòdaro, fondatore del movimento letterario New Page, presso il Fondo Verri di Lecce il 2 gennaio 2011, durante la rassegna Le Mani e l’ascolto, in una serata dedicata a New Page. Discorso poi pubblicato sulle pagine del quotidiano Il Paese Nuovo il 15 gennaio 2011. Oggi lo riproponiamo come segno tangibile di un fare ricerca, di un operare che dal Salento è apertura al mondo e del mondo si caratterizza, si connota fino ad esserne abile e sublime interpretazione.
new page
L’APPARATO PAUSATIVO
L’apparato pausativo: il respiro del testo, dell’anthropos, nell’ora diversa. Respiro oppresso, alterato. Il respiro del testo e gli echi del suo passato, della scriptio continua, delle prime separazioni delle parole, delle prime segmentazioni della catena parlata, dei gruppi tonali, del testo scritto per cola et commata, dell’ars punctandi. L’eco della distinctio, mai dell’autore o del copista, ma del lettore. L’eco quattrocentesca del segno bisognoso di riposo, di quies e quella rinascimentale delle contrapposizioni normative: ragioni intonative-pausative, ragioni sintattiche. L’eco barocca del Bartoli, forte, chiara: “Scopo primario dell’interpunzione è dividere”, l’interpunzione come “guida del pensiero” e ancora, “Autonomia della grafia”, “Visibilità della pagina”. L’eco settecentesca: “Priorità dell’aspetto prosodico – quantità delle sillabe e ritmo poetico – rispetto a quello sintattico”. Per tutto l’Ottocento e i primi del Novecento, l’interpunzione è rapportata al respiro, e, soprattutto, alla musica, regolata dal solfeggio in quattro quarti. Poi, i primi assalti innovativi: la prosa giornalistica di marca impressiva, con andamento paratattico, le minuscole dopo il punto fermo, le microfrasi, le contrazioni testuali, le chiusure brusche del periodo, l’addio al punto e virgola, la verbalizzazione dei punti di sospensione, dello spazio bianco, del silenzio, le aggressività della pagina, la punteggiatura iperespressiva, le icone emozionali, i segni della scrittura digitale e, in Cina, il romanzo senza parole, solo punteggiatura. Mutamenti che indicano la dura sottomissione della norma sintattica all’ora. Norma sintattica fortemente dominante, invece, sin dal 1781, per opera dell’Adelung, nell’apparato grammaticale tedesco e, persino, codificata dai ministeri nazisti. L’Ascoli ancora urla nella sua tomba. La svolta
tedesca avviene solo con la riforma del 1966, con la “degrammaticalizzazione” della punteggiatura e la liberazione del principio fonetico-intonativo. Ampio il consenso riscosso, a diversi livelli. Adorno: “Ogni segno accuratamente evitato è una riverenza che la scrittura fa al suono”. New page: L’apparato pausativo del terzo millennio. La svolta postgrammaticale e il respiro subliminale della narrativa. La parola ha assoluto bisogno di intercettare i sistemi della comunicazione per acquisirne tutta l’ampiezza comunicativa, connotativa di quest’ora e capace di raggiungere ogni magazzino mnestico, ogni risonanza percettiva. C’è bisogno di una diversa configurazione del segno – carattere, corpo, pesantezza –, dello spazio, della pagina, del silenzio per determinare, fortificare e amplificare ogni significante. Lo proposero, con altre modalità, i pionieri della poesia concreta – Augusto e Haroldo De Campos, Decio Pignataro, Carlo Belloli, Eugen Gomringer e la fiumana dei loro seguaci in tutto il mondo. C’è bisogno di reimpostare la texture della narrativa e immaginare nuove trame compositive e di fruizione, tenendo ben presente la necessità di esporre subito un manifesto:
L’ORTOGRAFIA È MORTA
Amen
Francesco Saverio Dòdaro
Mrz/Dcm 2010