Correva l’anno 1993 e a Capurso, in provincia di Bari, era estate. La scuola era terminata, le strade del paese erano deserte, le feste paesane distraevano i lavoratori dalle loro fatiche, le processioni e le luminarie caratterizzavano i riti del sud Italia, i bambini giocavano negli immensi spazi assolati del meridione, scorrazzavano a bordo delle loro biciclette pedalando sui tragitti che prima o poi li avrebbero separati l’uno dall’altro. Proprio come è accaduto a Paolo, il protagonista di “Il signore dei colori” di Roberto La Forgia, edito da Coconino Press. Luca e Gianni hanno 10 anni, mentre Paolo ne ha solo 6, i ragazzini sono attratti dall’altro sesso ma non lo conoscono hanno solo una visione un po’ strampalata recepita da alcuni discorsi degli adulti o dalle immagini intraviste dai giornalini porno. Il vivace trio vive all’aperto, senza l’occhio attento e vigile dei genitori, un’assenza che si rivela poi un vuoto affettivo soprattutto per Paolo, che trova conforto nella lettura. Il ragazzino, infatti, inizia a frequentare un negozio di fumetti dove conosce il venditore che si dimostra particolarmente gentile con lui tanto da riempire con le sue premure il vuoto del bambino, orfano di padre, e figlio di una madre paraplegica. L’affetto fra i due degenera in un’attraente immaturità che li travolge ma è proprio qui che accade l’inimmaginabile perché l’autore, colto e sagace, non presenta l’uomo come l’orco cattivo ma colui che è rimasto egli stesso bambino così invita il lettore a non relegarlo nella gabbia del colpevole ma a vederlo con umanità. Il fumetto in questo modo acquisisce una fondamentale importanza grazie alla possibilità di affrontare il tema della pedofilia attraverso un paradosso che mette in scena la violazione sul piano sessuale e l’intesa sul piano emotivo tra due persone di età diverse. Il messaggio è espresso in una bicromia affascinante del nero e dell’arancione che esalta i contrasti dei sentimenti di un uomo verso il bambino e viceversa. Ma non solo: il nero rappresenta il pregiudizio che attanaglia la società, infatti, nelle tavole delle ultime pagine, quasi 200, i colori diventano più cupi accade, infatti, che i bulli del paese si vendicano contro il mostro presentato con vari appellativi denigranti. Mentre l’arancione simboleggia la luce abbagliante di una possibile rinascita di una terra, scevra dai tabù, che fa da sfondo alla storia presentata nel graphic novel di Roberto La Forgia: trentenne nato a Treviso ma cresciuto nel barese definito una delle “matite pensanti” e degno erede di Andrea Pazienza. Il suo libro di esordio sta ricevendo consensi grazie alla sorprendente maturità con la quale ha affrontato il delicato tema della pedofilia senza mai banalizzarla. “Il signore degli colori” è un “fumetto di ricerca”, delicato e intenso, che scava nei pensieri più intimi dell’essere umano.