Trentotto brevi capitoli compongono il romanzo corale, viscerale, polifonico, istintivo, forte, insolito di Clara Nubile che ritorna dopo 5 anni dal suo ultimo romanzo pubblicato con Lupo editore e la stesura di una serie di racconti dell’India, la sua seconda terra, raccolti in “Tabaccherie orientali”. Il titolo del terzo libro dell’autrice brindisina è “Io come tutto quello che tocchi” edito da Bompiani, si tratta di un bellissimo romanzo dove tutti i personaggi sono i protagonisti di una serie di vicende accomunate da molti aspetti come se la storia di ognuno di loro diventa anche quella degli altri. C’è Maira, la studentessa liceale, Minguccio, il tossicodipendente, Charlie, il contrabbandiere, Dino, il boss sanguinario della Sacra Corona Unita, insieme a Dago, suo complice, Anna, la moglie e Ornela, l’amante di Dino, Martino, uno dei fondatori della criminalità organizzata pugliese, e poi ci sono Teresa, Luisa, Firminia, Ernesto, Luca, Nicola, Filiberto, c’è persino Airon, il cane combattente. Le loro esistenze raccontano quello che è stato della “Marlboro City”, la Brindisi degli anni ’80, dove approdavano sacchetti di polvere bianca e stecche di sigarette trasportate sui gommoni lungo l’Adriatico provenienti dal Montenegro. Clara Nubile sviscera le storie di coloro che hanno animato una generazione che ha vissuto fra sangue e poesia, nella malavita che serpeggiava fra i quartieri di periferia dove la mentalità di sottomissione agli uomini potenti che corrompevano senza scrupoli polizia, guardia di finanza e politica, si fondeva ai fumi tossici che provocavano l’aumento delle morti di cancro. Può apparire una trama senza via d’uscita dal tunnel della droga come quello della mafia o dalle malattie mortali invece l’autrice dona ai personaggi i sentimenti più nobili che ogni essere umano possiede anche chi si macchia del sangue dell’uomo ucciso per regolare i conti fin troppo severi di un capo clan senza scrupoli. Clara Nubile ritorna indietro con la memoria quando da ragazzina leggeva la cronaca nera sulle pagine dei quotidiani locali, quando vedeva sgommare le auto guidate da boss mafiosi. Così i suoi ricordi diventano la trama di un libro che descrive la realtà di un sud attraverso una scrittura rapida e incisiva, dove le espressioni dialettali acquisiscono un valore profondo in grado di spiegare il personaggio senza ridursi ad una semplice espressione popolaresca.

di Paola Bisconti