C'era una strada. Un'armonica. Una chitarra. Le canzoni di Bob Dylan e l'America da sognare, perché "l'America era meglio immaginarla che vederla". Poi. Ancora. Ora. Folk beat n.1, il 1967. Oltre quarant'anni di storia italiana ripercorsi attraverso un rigoroso fare, agire, scandire - testo e suoni - ritmati ora su cadenze intime - scoperte esternazioni che grattano il cielo sopra di noi - ora su invettive politiche, sociali, libertarie, "trionfi la giustizia proletaria, trionfi la giustizia proletaria". La capacità, l'attacco, continuo, eterno, contro il tempo stesso, della penna, della parola, quando non ci sono armi più forti delle parole che chiamano passione. Mai incline a sentimentalismi inutili banali, sempre ricercato, colto, un dialogare raffinato, accesso, mai arreso, costruito col mordente delle parole, costruito con in testa il turbine scarno di una fotografia, istantanea, dell'Italia scandagliata nel corso di tutta una vita, «Quella di Guccini è la voce di quello che un tempo si diceva il "movimento". Oggi, semplicemente una voce di gioventù. E cioè di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero. Nella sua opera c'è un discorso interminabile: sull'ironia, sull'amicizia, sulla solidarietà»(Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura 1997, Archivi Rai).
L'impatto sociale nasconde nelle trame della canzone i livelli di scrittura e ascolto del Guccini autore, che il Guccini autore pone e propone nella messa in atto delle sue canzoni. Schietto, ironico, graffiante. L'antagonismo come matrice creativa, sentire e metabolizzare lo spazio attorno per seguirne il tracciato traslato che dall'Italia, dall'Emilia, trascina in seno alle atmosfere del west, in riva allo spazio bianco della carta, del tempo annusato sull'eskimo delle proprie emozioni, calibrate sui solchi della pelle.


Guccini sarà a Lecce sabato 11 giugno (ore 21.30, ingresso 28,75 euro diritti prevendita inclusi) presso Lecce Fiere.


F. A.