Ancora una volta, per la 17ma edizione, la Notte della Taranta 2014 ha fatto centro con circa 200mila presenze, in gran parte turisti "pizzicati". L'evento degli eventi dell'estate salentina, magistralmente diretto dal maestro Sollima, ha conquistato tutti, perfino una platea televisiva nazionale (diretta su Rai5 il 23 agosto). Potremmo dire cronaca di una Notte annunciata, parafrasando un celebre capolavoro letterario. Aperto proprio da un preludio del violoncellista Sollima, il concertone si è via via “dipanato” attraverso i noti canti tradizionali locali (Santu Paulu de Galatina il primo ad essere eseguito) su un palco che ricordava un antico teatro greco-romano con il marchio della Notte della Taranta sullo sfondo, il celebre ragno a forma di cuore rosso sotto una falce di luna gialla, dove si sono esibiti insieme all'ormai collaudata orchestra della Taranta, fatta di nomi come Claudio Prima, Antonio Castrignanò, Ninfa Giannuzzi, Enza Pagliara, Alessia Tondo, numerosi ospiti. L'estensione vocale di Antonella Ruggero si è fatta apprezzare in "pizzicarella mia". L'emergente istrionico cantautore Mannarino, visibilmente emozionato nel giorno del suo compleanno, si è cimentato con la tradizione canora popolare. Il prof. Vecchioni ci ha regalato una versione in griko salentino di Samarcanda, uno dei suoi più popolari brani d'autore, dopo aver scelto di cantare la “tabaccara”, un brano da lui stesso definito sociale e politico. E poi la vocalist Lori Cotler, il marito texano Glen Velez virtuoso dei tamburi a cornice, il mandolinista israeliano Avi Avital, il nigeriano Bombino con la sua chitarra. L’esecuzione de “La figlia dellu re” è stato uno dei momenti più esplosivi dell’intero concertone, divenuto il Festival della canzone popolare più famoso d’Italia. Sul piano musicale, quest’anno si è scelto di seguire una linea più tradizionale, con arrangiamenti più scarni, con poche variazioni di genere. Ciò che invece non vorremmo continuare a vedere, nota stonata della serata, sono state: l’ambulanza a sirene spiegate che non riusciva a farsi largo tra la folla, le decine di ragazzi/e stesi per terra ubriachi a “stozze”, i cattivi odori, la distesa di bottiglie di birra tra tanta gente allegra, bambini al seguito, ronde danzanti. Una pioggerella sottile ed intermittente ha accompagnato la prima parte del concerto-evento sulla distesa di tamburelli e magliette andati a ruba, sulla bolgia danzante, sul carnaio infiammato, come fosse una collettiva danza propiziatoria. I saluti e i ringraziamenti finali di rito con “Kalinifta” per concludere quattro ore di concerto, contagiati dal morso della Taranta, dai ritmi sincopati di un Salento sempre più bello “ca na datu an capu”.
Stefano Bonatesta