
Ritorna anche quest’anno da domenica a Martano, nel cuore della Grecia Salentina, l’antica Fiera della Candelora. Una tradizione che prevedeva l’accensione delle candele simbolo di purezza, da cui il nome di Candelora le cui origini risalgono alle antiche celebrazioni italiche, legate soprattutto alle divinità romane. Nella Roma antica il mese di febbraio era un momento contrassegnato dal caos, dal rimescolamento tra vecchio e nuovo e non a caso è ancora oggi legato al Carnevale, la festa celebrativa. In febbraio avveniva la purificazione della città, le donne giravano per le strade con ceri e fiaccole accesi, simbolo di luce. La festa della Candelora celebrata dalla Chiesa romana il 2 febbraio fu introdotta solo nel VII secolo, adottando una festa della Chiesa orientale che festeggiava, fin dal IV secolo, la Presentazione al Tempio del Signore e la relativa purificazione rituale della madre. Da qui, nella medesima maniera, Maria Vergine quaranta giorni dopo il parto del 25 dicembre veniva purificata nello stesso momento in cui il fanciullo veniva “presentato al tempio”. Il rito è stato ripreso nella tradizione cattolica contadina e fino al secolo scorso qualsiasi partoriente subiva la “quarantena” dopo il parto e la seguente purificazione che coincideva col battesimo del bambino. Nella quarantena post partum contadina la donna doveva rispettare tutta una serie di regole, come non mangiare carne, soprattutto di maiale, non svolgere lavori pesanti, non avere rapporti sessuali e non uscire. Prima del battesimo, né la mamma né il bambino uscivano, ma se dovevano farlo, anche solo in cortile per stendere il bucato, dovevano mettersi un fazzoletto in testa e la corona del rosario in mano per allontanare possibili influenze malefiche. Per la purificazione la donna si presentava davanti alla chiesa, ma non entrava: il prete usciva dalla chiesa, le dava la candela in mano, la benediceva e solo allora poteva accedere.

Di Maria De Giovanni