Domenica 28 agosto, l'appuntamento è alle porte del Castello di Castro alle ore 20.00 per una passeggiata - accompagnati da Piero Rapanà e Maurizio Nocera - lungo le ricostruite mura che incorniciano il centro storico e offrono al visitatore un incantevole panorama. Antonio L. Verri immaginava Castro come una Nave. Un grande corpo mnemonico, dopo poter cercare radici al presente. Il vascello della letteratura dove stili e modi diversi trovano incontro e sintesi. Metafora d'una terra la nostra protesa nel Mare, luogo di sensibilità sempre deste, presenti alla Storia.
Il libro della serata è “Salento amore mio” di Pierfrancesco Pacoda. Un ritratto del territorio e del suo divenire attraverso “la polifonia di una terra in cui i depositari delle tradizioni desiderano reinterpretare il passato, senza perdere l'anima. Voci attraverso cui l'autore disegna la mappa di una galassia di realtà culturali autentiche, quasi segrete, che il visitatore più curioso potrà scoprire. Fuori stagione, lontano dai sentieri più battuti oppure a pochi passi dagli scogli affollati, dove si nascondono grotte con affreschi preistorici, dolmen divenuti pilastri dei capanni di campagna e feste private senza scaletta.
Lo spettacolo è affidato a Gianluca Longo, Valerio Daniele, Emanuele Coluccia che accompagnano Mino De Santis in “Scarcagnizzu – vento dal basso, disco di esordio del cantautore tugliese prodotto dal Fondo Verri.
Scrivono Francesco Aprile ed Erika Sorrenti: «Come Mino De Santis non sia una delle solite “cose nostre”, di quelle robe da sagra, da finto divertimento, di scarsa qualità, lo capisci subito. E non solo perché sia in gamba con la chitarra e con le parole, né perché non ci siano tamburi e tamburelli ad accompagnarlo. Lo capisci da quell'aria seria con cui propone i suoi pezzi, che quasi ti fa sentire in imbarazzo per le tue fragorose risate (...stupida che sei!). Quell'aria che sembra dirti “ehi, io faccio sul serio, non racconto mica barzellette”. E a ben vedere, anzi, a ben ascoltare, i testi di Mino De Santis saranno pure ironici, ma non certo comici. Quando attacca con quella storia del cavallo, non so, vedi le donne pugliesi, tutta la vita piegate ad arare la terra, a raccoglier frutti, a crescer figli, ma sempre con quell'aria da “bisbetiche indomate...».
Il libro della serata è “Salento amore mio” di Pierfrancesco Pacoda. Un ritratto del territorio e del suo divenire attraverso “la polifonia di una terra in cui i depositari delle tradizioni desiderano reinterpretare il passato, senza perdere l'anima. Voci attraverso cui l'autore disegna la mappa di una galassia di realtà culturali autentiche, quasi segrete, che il visitatore più curioso potrà scoprire. Fuori stagione, lontano dai sentieri più battuti oppure a pochi passi dagli scogli affollati, dove si nascondono grotte con affreschi preistorici, dolmen divenuti pilastri dei capanni di campagna e feste private senza scaletta.
Lo spettacolo è affidato a Gianluca Longo, Valerio Daniele, Emanuele Coluccia che accompagnano Mino De Santis in “Scarcagnizzu – vento dal basso, disco di esordio del cantautore tugliese prodotto dal Fondo Verri.
Scrivono Francesco Aprile ed Erika Sorrenti: «Come Mino De Santis non sia una delle solite “cose nostre”, di quelle robe da sagra, da finto divertimento, di scarsa qualità, lo capisci subito. E non solo perché sia in gamba con la chitarra e con le parole, né perché non ci siano tamburi e tamburelli ad accompagnarlo. Lo capisci da quell'aria seria con cui propone i suoi pezzi, che quasi ti fa sentire in imbarazzo per le tue fragorose risate (...stupida che sei!). Quell'aria che sembra dirti “ehi, io faccio sul serio, non racconto mica barzellette”. E a ben vedere, anzi, a ben ascoltare, i testi di Mino De Santis saranno pure ironici, ma non certo comici. Quando attacca con quella storia del cavallo, non so, vedi le donne pugliesi, tutta la vita piegate ad arare la terra, a raccoglier frutti, a crescer figli, ma sempre con quell'aria da “bisbetiche indomate...».