Se lo chiedi alle nostre nonne di certo lo ricordano il nome di chi ha lottato al loro fianco: Cristina Conchiglia, fondatrice del sindacato delle tabacchine, ci ha lasciato nella notte tra il 4 e il 5 maggio. La parlamentare e onorevole del Pci è morta all’età di 90 anni nella sua casa a Copertino dove fu anche sindaco. Il paese, in provincia di Lecce, fu nel secondo dopoguerra una roccaforte nel Mezzogiorno per il partito comunista italiano, infatti, fino agli anni ’80 c’erano più di 1000 iscritti alla sezione politica. Ma quelli erano tempi in cui si credeva in coloro che governavano per amore del proprio Paese e se poi a ricoprire un ruolo istituzionale era una donna tutto acquisiva una doppia conquista e aveva una maggiore valenza storica e sociale come nel caso di Cristina Conchiglia, promotrice di un cambiamento radicale avvenuto in una terra succube del caporalato. “Nu putii rifiatare” dicono le tabacchine che chine a lavorare sulle foglie di tabacco, a infilarle e sfilarle dai talaretti , dovevano ubbidire alle imposizioni della “mescia”. Le lavoratrici subivano una severità ingiusta e spesso si ammalavano di gravi malattie respiratorie e di tubercolosi perché all’interno delle manifatture non si adottavano misure cautelari, le donne lavoravano ricevendo bassi salari e non erano loro riconosciuti gli assegni familiari ne’ tanto meno l’indennità di disoccupazione. Accanto alle proteste delle tabacchine, alcune sfociate in tragedia come quella del 15 maggio 1935 a Tricase dove le forze dell’ordine spararono sui manifestanti dello stabilimento Acait ferendo a morte tre donne e due uomini, c’era Cristina Conchiglia attiva sostenitrice delle loro battaglie. La militante esemplare e combattiva ha avviato e sostenuto un movimento eccezionale capeggiato dalle donne che seppero dimostrare una determinazione fino ad allora inedita. Cristina Conchiglia, nata a Brindisi il 4 gennaio del 1923, pagò con il carcere la sua ribellione, lei incarna la storia della lotta per l’emancipazione femminile e della difesa dei più deboli, è stata testimone dell’antifascismo e grande combattente per la liberazione della nostra nazione ai tempi della dittatura. Noi, testimoni di una generazione in crisi dove il precariato caratterizza le nostre professioni, dobbiamo fare tesoro dell’eredità lasciata da coloro che sono stati pionieri di grandi cambiamenti sociali come Cristina Conchiglia che si rivolgeva ai giovani dicendo: “Non dovete mai smettere di indignarvi, di lottare. Non dovete mai scendere a compromessi sulla pelle di un popolo”.