Nelle vicende storiche dei singoli centri salentini in Terra d’Otranto vi sono dei fili conduttori che legano alcuni di essi alla stregua di un vincolo indissolubile di radici comuni. È il caso dei Comuni di Lecce, Cavallino, Cannole e Morciano di Leuca, uniti insieme dalla nobile casata dei Castromediano, che furono feudatari dei territori in cui ricadono i quatto comuni. Di questo legame si parlerà venerdì 31 gennaio 2025 alle ore 18.00 nell’ex Convento dei Padri Domenicani a Cavallino (Corso Umberto I, 42), con il convegno sul tema «Il percorso dei Castromediano in terra salentina», celebrativo dei 130 anni dalla morte di Sigismondo Castromediano. Ad aprire l’incontro saranno i saluti dei Sindaci dei quattro Comuni interessati: Lecce, con il sindaco Adriana Poli Bortone; Cavallino, sindaco Bruno Ciccarese Gorgoni; Cannole, sindaco Leandro Rubichi e Morciano di Leuca con il sindaco Lorenzo Ricchiuti. Relazioneranno Alessandro Laporta, già direttore della Biblioteca «Bernardini» di Lecce, Maurizio Nocera, scrittore e antropologo, Luigi De Luca, Direttore del Polo Biblio-museale di Lecce. Introduce e modera Mario Petracca, studioso dei Castromediano.
Nei periodi dell’Alto, Medio e Basso Medioevo la dinastia dei Castromediano, dagli originari feudi posseduti di Castelmezzano, Pietrapertosa e Castrobellotto concessi dal re normanno Guglielmo I il Malo per meriti combattentistici del capostipite Kiliano di Limburg che per il feudo di Castrum Medianum ( Castelmezzano) mutuò per decreto regio il cognome Castromediano (Nocera-Sammati “I Lymburg-Castromediano nel gioco della storia” ) ha caratterizzato i più salienti accadimenti nella Terra d’Otranto in generale e nel medio e basso Salento in particolare, accadimenti nei quali i Castromediano hanno recitato ruoli da protagonisti, alleati via via dei normanni, degli angioini e degli aragonesi. La Città di Lecce e le cittadine di Cavallino, Cannole e Morciano, già borghi medievali, sono quelle nelle quali nelle quali la dinastia dei Castromediano ha avuto residenza e dimora, oltre che i più corposi possedimenti immobiliari e dove ha realizzato opere di pregio e monumenti di rilievo artistico. Non si può fare a meno di ricordare a Lecce il Palazzo Castromediano in cui dimorarono Ruggero de’ Castromediano il giovane, figlio del barone Don Giovanni, e la sua discendenza dopo che si spostò da Brindisi dove venne nominato, dal Re Carlo I d’ Angiò, Ammiraglio delle Regie Razze ed ebbe in concessione dallo stesso Re, nel 1272, il feudo di Cerceto, attuale Masseria Torcito, territorio dell’odierna Cannole. Quindi Giovanni Castromediano, gran soldato e Vice ammiraglio del Regno nel 1306 e poi Azzolino Castromediano, gran guerriero che fu ricevuto dal Re Roberto nel 1315 nella casa reale ed al quale fu dato incarico di mettere in ordine alcune galee reali nel Porto di Brindisi. Nella città di Lecce i Castromediano abitarono nel palazzo di famiglia (tuttora esistente) con prospetto sulla piazzetta della Zecca (ora p.tta Sindaco Giuseppe Pellegrino), nei pressi della Chiesa di San Matteo. Ancora, in una cappella laterale del Duomo, come narrato da Antonio Garrisi, attraverso una lauta offerta economica, la famiglia Castromediano ottenne dal vescovo il patronato di una sepoltura gentilizia, dove seppellire i propri defunti. Racconta il prof. Garrisi che i Castromediano di lecce erano “semplici Gentiluomini”, i quali, vivendo in una città infeudata con i Conti di Brienne, piuttosto che godere i privilegi di sub feudatari preferivano mettersi al servizio diretto del Re o svolgere professioni di funzionari governativi; solo il successore del casato ereditava per intero il feudo di Cerceto e prendeva il titolo di barone, mentre i cadetti cercavano una degna sistemazione militare o civile. Le donne che non trovavano marito, invece, andavano in convento di clausura. Nella prima metà del secolo XIV visse in Lecce mons. Paolo Castromediano che ingrandì il convento attiguo alla chiesa di San Francesco d’Assisi, come raccontato dall’Infantino, una volta che da frate francescano e teologo “eccellentissimo” divenne Vescovo di Polignano. I Castromediano di Lecce divennero presto baroni in terra d’Otranto per via dell’acquisizione del feudo di Cerceto, odierno territorio di Cannole, concesso nel 1274 da Carlo I d’Angiò, Re di Sicilia e di Napoli, ed era il solo feudo che concedeva ai Castromediano il titolo di baroni in Terra d’Otranto dal 1274 al 1427 allorquando il baroncino Aloisio Castromediano convolò a nozze con Aloisia de Noha acquisendo il feudo di Caballino. Durante la baronia di Cerceto, oggi Torcito e Cannole, la dinastia ebbe come personaggi di rilievo, come si evince da ricerca del prof. Franco Sammati, Ruggero II Castromediano, che ebbe l’incarico dal Re carlo I d’Angiò di cavallerizzo maggiore oltre alla conduzione della Prefettura delle regie razze nel 1267 e dallo stesso Re nel 1274 ebbe appunto il feudo di Cerceto, quindi ci fu Giovanni I Castromediano che divenne Vice Ammiraglio del regno di Sicilia e Napoli nel 1306 per via della nomina di Carlo II d’Angiò. Successivamente Azzolino Castromediano, fratello di Giovanni, fu nominato membro della famiglia regia, Cavaliere della Chiave d’Oro del Cubicolo e responsabile della sicurezza del Re di Napoli Roberto D’Angiò, mentre la sorella di Giovanni I, Filippa Castromediano, andò in sposa a Gerardo d’Acaya che nel 1294 aveva ricevuto da Re Carlo II d’Angiò il possedimento medievale di Segine in terra d’Otranto che poi, dopo quasi tre secoli, prese il nome della famiglia feudataria. Acaya. Ruggero 3°, figlio di Giovanni 1°, nel 1318 fu nominato, sempre dal Re Roberto d’Angiò, governatore della città di Brindisi cove insiste una via intestata a suo nome. Infine nel 1365 Paolo Castromediano, figlio del barone Araldo, fu elevato, come detto, al soglio episcopale di Polignano e durante il suo episcopato ricostruì il monastero di san Francesco d’Assisi in Lecce (Biblioteca Bernardini- Convitto Palmieri). Da Lecce, con la baronia acquisita del feudo di Cerceto, i Castromediano si imparentarono con i de’ Noha, baroni di Cavallino in virtù del feudo concesso da Ugo di Brienne, diventando anche essi baroni di Cavallino per via del matrimonio tra Aloisio Castromediano con la baronessa Aloisia de’ Noha. A Cavallino, allora Contea di Lecce, i Castromediano lasciarono impronte profonde e numerose, sia per importanza storica che architettonica ed artistica : il Palazzo Ducale, la Galleria, il Pozzo di San Domenico, il Convento dei Domenicani e la Chiesa attigua con la cripta contenente gli affreschi dei monaci basiliani e per quasi cinque secoli , sino alla morte dell’ultimo discendente Sigismondo Castromediano, avvenuta nel 1895, i Castromediano nel frattempo divenuti da baroni, prima marchesi e poi duchi, caratterizzarono la storia del borgo non solo di Caballino ma anche del Salento e dell’Italia Meridionale ( un Castromediano , sposato ad una Sanseverino, è sepolto a Napoli), partecipando con Ottavio e Fabio Castromediano, con una loro galea alla battaglia di Lepanto, dove i figli di Giovanni Antonio II Castromediano perirono il 7 ottobre 1571. Nel 1627 i Castromediano divennero parenti dei nobili aragonesi allorquando il marchese di Cavallino Francesco Castromediano di Limburg sposò Isabella Acquaviva d’Aragona, sorella del “guercio di Puglia” Giangirolamo Acquaviva d’Aragona , conte di Conversano e duca di Nardò, la quale portò a Cavallino il culto per san Domenico di Guzman ed edificò il Convento dei Domenicani ed il Pozzo di san Domenico da cui i popolani vassalli attingevano gratuitamente acqua per usi domestici e le campagne che coltivavano. Il feudo infine di Morciano fu acquistato dai Castromediano attraverso il contratto stipulato il 2-11-1523 da Sigismondo I Castromediano con l’allora proprietario Bernardo Capece per atto Notar Aloisio Calabrese di Ostuni e successivamente ebbe dapprima l’antica baronia di Morciano per decreto del Presidente della Regia Camera Bartolomeo Camerario, Commissario Generale della Provincia di Otranto. La Chiesa Parrocchiale di Morciano, S. Giovanni Elemosiniere patrono del paese, nasce inizialmente intorno ai primi anni del 1500, il portale d’ingresso è datato e firmato 1576 - dall’architetto Giovanni Maria Tarantino di Nardò e fu usata come fortezza per difendersi dalle incursioni dei turchi. Tenendo presente che il feudo fu acquisito dai Castromediano nel 1523 la chiesa fu voluta e completata dai baroni che la dedicarono a S. Giovanni Elemosiniere, patrono della casata Castromediano (nella Chiesa S. Maria Assunta di Cavallino vi è un altare dedicato a S. Giovanni Elemosiniere Voluto dai Castromediano). Don Giovanni Antonio II successe a suo padre Sigismondo I come XIII Barone e pagò il Relevio 15 per Cavallino, Cerceto, Morciano e Sanarica il 10-7-1537 (pag. 31 nella Camera Regia – Mons. Fusco e Sammati- Nocera). Eresse quindi una cappella sulla rocca di Morciano intitolata ai santi Domenico e Tommaso, con una dote perpetua ed un beneficio annuo di 540 ducati e con obbligo di messe perpetue per tutti i giorni festivi e due settimanali. La Chiesa Parrocchiale di Morciano, S. Giovanni Elemosiniere patrono del paese, nasce inizialmente intorno ai primi anni del 1500, il portale d’ingresso è datato e firmato 1576 - dall’architetto Giovanni Maria Tarantino di Nardò e fu usata come fortezza per difendersi dalle incursioni dei turchi. Tenendo presente che il feudo fu acquisito dai Castromediano nel 1523 la chiesa fu voluta e completata dai baroni che la dedicarono a S. Giovanni Elemosiniere, patrono della casata Castromediano (nella Chiesa S. Maria Assunta di Cavallino vi è un altare dedicato a S. G. Elemosiniere Voluto dai Castromediano). Fu poi Don Francesco Castromediano, nel frattempo divenuto nuovo marchese di Caballino, ad acquistare la parte di città di Morciano che loro mancava il 4-10- 1629 e quindi il 16-12-1642 fu lo stesso Filippo IV Re di Spagna, che già gli aveva attribuito il titolo di marchese di Caballino, a concedergli il titolo di Duca di Morciano il 16-12-1642, privilegio poi reso effettivo il 3-6-1643 dal Duca di Medina e Viceré di Napoli (Fusco). I Castromediano che con l’acquisto del feudo erano diventati anche proprietari del Castello, imponente maniero fatto erigere nel 1335 da Gualtieri VI di Brienne, circa due secoli dopo aver ottenuto il titolo di Duchi di Morciano , fecero portare in dote ad una dei Castromediano, Adelaide, figlia di Domenico Castromediano e di Anna Teresa dei marchesi Balsamo nonché sorella, insieme ad altri 11 fratelli, di Sigismondo II Castromediano, il Castello di Morciano perché la stessa convolò a nozze con Valentino Valentini di Morciano nel 1848, così che alla morte di costei proseguì la proprietà degli eredi Valentini ed il maniero è oggi denominato Castello Valentini. I possedimenti dei Castromediano nella Contea di Lecce ed in Terra d’Otranto costituiscono un semplice segno della loro potenza, ben più vasta in termini di effettiva influenza e rapporti diretti con i regnanti dee varie epoche nel Regno di Napoli e di Sicilia ( normanni, angioini, aragonesi, borboni), nonché per i ruoli di primaria importanza assunti nell’esercito regio e nell’ambito ecclesiastico da alcuni dei discendenti pressoché in ogni secolo intercorso sino ai ruoli di oppositore dei Borboni, patriota e parlamentare del Regno d’Italia assunti da Sigismondo Castromediano, a nome del quale è intestato il Museo Archeologico provinciale di Lecce che egli istituì , la piazzetta omonima col Monumento dedicatogli fra Piazza Sant’Oronzo e la basilica di Santa Croce, la piazza Centrale e la statua ini insistente a Cavallino, l’ultimo che si fregiò del titolo di Marchese di Caballino e Duca di Morciano. Il percorso dei Castromediano, dalla lucana Castelmezzano e da Napoli (nel cui Arcivescovado sono sepolti Don Ruggero II e Ruggero III, deceduti rispettivamente nel 1293 e nel 1350) attraverso Brindisi, Lecce e la terra d’Otranto, oggi Salento, sia l’anello di congiunzione per iniziative comuni culturali, storico-rievocative e turistiche dei quattro comuni interessati dalla presenza sui rispettivi territori della nobile e gloriosa casata. (Note storiche a cura dell'Avv. Mario Giacinto Petracca)