Era l’11 aprile del 1948 quando a Lizzanello, in via Gramsci, un evento di efferatezza criminale segnò il culmine di un radicato scontro sociale fra destra e sinistra. Una bomba ad alto potenziale venne lanciata sulla folla dalle terrazze di un'abitazione ubicata alle spalle del palco ed esplose durante il comizio del Fronte Democratico Popolare, mentre a parlare era l’onorevole Giuseppe Calasso, esponente comunista e figura politica di primo piano del dopoguerra salentino. A morire due persone, Cesare Trovè, di 30 anni e il sedicenne Cesare Longo, mentre 18 persone rimasero ferite. Per quella strage non fu mai individuato nessun colpevole. È il culmine delle lotte tra tabacchine e proprietari terrieri. Uno scontro sociale che affonda le sue radici nei tempi e nelle dinamiche agricole delle lotte contadine, nei rapporti anche di sfruttamento salariale delle manifatture presenti in paese. Una società divisa, arrabbiata, contestatrice, una piccola comunità del mezzogiorno d'Italia che esce "indenne " dalla seconda guerra mondiale, ma che al suo interno ribolle di riscosse sociali; aleggia palpabile l'ingiustizia sociale che sconvolge gli animi e trova il suo sfogo nella politica. «Sono passate poche generazioni da quel culmine di terrore e crimine, da quella rabbia, da quella disperazione senza che un giusto processo individuasse un colpevole, senza che la verità storica uscisse. Ognuno a Lizzanello porta ancora dentro di sé la propria verità, la propria consapevolezza - commenta il sindaco Fulvio Pedone - È un dovere verso i nostri figli, verso i nostri genitori ed i nostri nonni, ma è certamente un dovere verso noi stessi. Un processo di pacificazione è possibile e ritengo sia un dovere civile tentare questo esperimento sociale – continua il primo cittadino - farlo con dovizia e con scienza, utilizzando ora che sono finalmente disponibili, dopo 70 anni di segreto di stato, i documenti processuali di quell'attentato». È intenzione dell’amministrazione comunale di Lizzanello, del sindaco, della consigliera delegata alla Cultura, Paola Buttazzo, avviare un progetto denominato «11 aprile 1948 - 11 aprile 2018 la strada della pacificazione sociale». Il progetto prende le prime mosse con la pubblicazione del volume del professor Salvatore Coppola «...e l'edera si tinse di rosso», cui seguiranno altre iniziative. Su tutte, la celebrazione di un processo con un'imputazione precisa, con i testimoni, con un collegio giudicante ed una giuria popolare. Verranno mutuate le regole del processo penale e quei fatti saranno analizzati e dibattuti con dovizia scientifica. Il processo non individuerà colpevoli, né responsabili ma - premessa l'accettazione anticipata del risultato scientifico raggiunto - avvierà una pacificazione sociale, un nuovo corso per Lizzanello. Il progetto prevede, inoltre l'apertura di una strada che unisce il centro storico (via Regina Elena) al centro nuovo di Lizzanello (Via Gramsci) una strada che abbatterà un muro ed avvierà un nuovo corso sociale per Lizzanello. La strada porterà il nome di «Via della Pacificazione - 11 aprile 1948 / 11 aprile 2018»; lì nei pressi verrà realizzato un monumento a suggello del cambio di passo della comunità, della volontà di Lizzanello di andare avanti, conservando il ricordo di Cesare Trovè e Cesare Longo e di tutti i feriti dell’attentato dell’11 aprile 1948. L’approfondimento scientifico e l’analisi storica di quei giorni di terrore, saranno gli strumenti con cui stimolare la Comunità di Lizzanello verso un nuovo corso: la pacificazione sociale. |