
In esposizione si trovano le cartoline realizzate dai detenuti della casa circondariale Borgo San Nicola di Lecce che il 5 febbraio alle ore 15:00 metteranno in scena lo spettacolo “L’ultima notte di Antonio” di Mariano Dammacco, attore, autore, regista pugliese, che in questo atto unico tragicomico racconta le peripezie di un cocainomane in preda agli incubi notturni e alle diverse forme di dipendenza espresso in un’alternarsi di registri, uno lirico-poetico l’altro comico-grottesco.
Lo spettacolo che andrà in scena all’interno dell’istituto penitenziario è riservato agli organi di stampa pertanto i giornalisti che vorranno prendere parte alla visione della rappresentazione teatrale potranno inviare i propri dati anagrafici alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro e non oltre il 02/02/2014 per il disbrigo delle pratiche di sicurezza per l’accesso all’interno della casa circondariale di Lecce.
In seguito a questo importante momento formativo che consente di avvalorare la tesi che i penitenziari possono essere palestre rieducative per gli internati e che l’arte drammatica è uno strumento di salvezza per i detenuti quindi un mezzo per contrastare l’emarginazione con l’immaginazione, è prevista la messa in scena di un ulteriore rappresentazione teatrale che si svolgerà mercoledì 19 marzo alle 21:00 presso le Manifatture Knos.
“Della paura del coraggio” è il titolo dello spettacolo scritto e diretto da Lello Tedeschi del Teatro Kismet di Bari che dal 2000 cura la direzione artistica delle attività di formazione e produzione teatrale rivolte ai giovani dell’Istituto Penale per i minorenni “Fornelli” di Bari. Il protagonista, infatti, è un attore professionista che per diverso tempo è stato ospite della struttura sopra citata. La trama dell’opera nasce dal ricordo dell’imprenditore foggiano Giovanni Panunzio, vittima innocente della mafia, ucciso nel 1992 perché si era rifiutato di pagare il pizzo.
Lo spettacolo previsto per un massimo di 100 spettatori avrà un costo di 7,00 euro e sarà possibile acquistare il biglietto contattando le Manifatture Knos o inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
L’ultimo appuntamento è previsto per giovedì 10 aprile sempre negli spazi delle Manifatture Knos dove oltre ad essere allestita la mostra che è in corso in questi giorni nel teatro comunale di Novoli, sarà anche proiettato “UBU R1E”, un video-racconto di Mattia Epifani che da due anni segue il lavoro svolto da Paola Leone all’interno del carcere che spiega “Questo progetto rappresenta per i detenuti non soltanto un’opportunità di svago, ma una vera e propria occasione di formazione e trasformazione utile anche ai fini del reinserimento lavorativo e alla formazione di un senso critico rispetto alla società in cui viviamo”. Il filmato raccoglie le testimonianze degli attori-detenuti che raccontano le proprie emozioni prima di entrare in scena. Durante la proiezione saranno presenti alcuni dei partecipanti all’iniziativa che hanno finito di scontare la loro pena e altri detenuti-attori che hanno partecipato alla realizzazione dello spettacolo.
Il progetto finanziato dalla Chiesa Valdesa, patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Lecce, dal Comune di Lecce, dal Teatro Pubblico Pugliese e da Lecce 2019, è stato reso possibile grazie alla collaborazione da parte della Direzione della casa circondariale di Lecce, del Comando della Polizia Penitenziaria e dal Coordinatore dell’area didattica.
L’ammirevole iniziativa contribuisce a far comprendere in modo più dettagliato quelle che sono le reali situazioni vissute da un detenuto dietro le sbarre e quelle che sono le sue emozioni. Il teatro in carcere consente a chi vi partecipa di instaurare un rapporto con l’esterno.
Se è vero che il carcere è lo specchio della società in cui viviamo, che il “dentro” non è altro che la riproduzione intensiva del “fuori”, allora la questione che si pone in tutta la sua radicalità è quella di ripensare per immaginare un altro “fuori”.
di Paola Bisconti