Un’indagine storica avvincente, tra segreti sepolti nel tempo che porteranno a suggestive scoperte. È un viaggio ai confini del tempo quello che Fabio Presicce compie con il suo thriller storico La IX Regola (Youcanprint), un romanzo breve che intreccia la narrazione con la storia che lega il cognome dell’autore alla storia del Salento, sullo sfondo del periodo delle Crociate. Storia, avventura e una buona dose di mistero rendono La IX Regola uno i quei libri di cui il lettore può dirsi appagato al termine della lettura, e trae stimolo per «indagare» su aspetti certamente poco o per niente noti a chi il Salento lo vive quotidianamente. Non stupisca quindi, se qualche curioso vorrà conoscere più da vicino Goffredo de Specula dopo averne saggiato il mistero che lo circonda. Deriva forse dal suo nome quello della cittadina di Specchia? E chi è Massimo de Heyla, che il Roberto incontra e al quale chiede di svelargli la figura del misterioso personaggio? Sono tanti gli arcani nascosti tra le pagine di questa vera e propria spy story in cui, come dice lo stesso autore: «come spesso accade nei romanzi, la verità rimane nascosta, in attesa di essere svelata». La trama: Roberto, un giovane dottorando di ingegneria aerospaziale si ritrova catapultato in un’avventura che sfida il tempo, un viaggio straordinario che lo porterà a svelare i misteri delle radici della sua famiglia. Con la tranquillità e la curiosità di un ricercatore, Roberto si lancia nella ricerca delle origini del suo cognome, che lo porterà dalle terre salentine alle imponenti volte di Notre-Dame, dove una regola dimenticata dell’Ordine Templare, custodita con dedizione da un uomo solitario, aspetta di essere svelata. La ricerca di verità si intreccia dunque con leggende e realtà, portando a colpi di scena che collegano il passato del protagonista con la storia occulta dei cavalieri Templari. Il libro si dipana su un doppio piano temporale di narrazione: quello storico e quello di ambientazione attuale, rendendolo ammaliante e ricco di forte allure. Una accurata e doviziosa ricerca storica è alla base di questo lavoro, condotto con il piglio del narratore e la precisione dello storiografo. Ne risulta un lavoro per nulla scontato ma originale, dove l’argomento dei «monaci in armi» non cade nella trappola del «templarismo» commerciale, ma si pone su un piano prettamente scientifico. A corredo del libro, una buona documentazione araldica e fotografica.