Al "San Vito Marulla" di Cosenza si è ripetuto sistematicamente il cliché che oramai contraddistingue il Lecce squadra nelle sue "piroette calcistiche" settimanali.
Per medi/lunghi tratti padrona del gioco che anichilisce gli avversari di qualsiasi calibro, alternati a fasi incredibilmente decadenti e scombinate da lasciare tutti inorriditi.
Le difficoltà nel difendersi, addirittura a livelli patetici da primato nel subire gol, in verità si registrano da un anno e passa, rinnovate puntualmente con estrema inefficacia collettiva prima che di singola defezione.
Un regista occulto ed amante dell'assurdo tecnico/tattico avrebbe seri problemi nel prevedere e descrivere le incredibili metamorfosi nel corso della stessa gara di una squadra fantastica che finisce per assumere la forma di una compagine derelitta incapace di reggere al minimo urto avversario.
La indiscutibile e spesso spettacolare peculiarità offensiva, manovriera e realizzativa dei giocatori giallorossi non giustifica affatto la puntuale debacle in retrovia da "compagine colabrodo".
Il compiacimento per il successo di Cosenza, scaturito prima da una accentuata superiorità di gioco è gol di Venuti e Palombi, viene successivamente offuscato dal ritorno insperato dei calabresi che grazie alle mosse/cambiamenti operati da Braglia mettono in crisi la difesa siglando un doppio gol con Tutino.
Il valore del guizzo vincente di Falco, nel mentre lo riteniamo fondamentale, incupendoci di rimpianti per la sua assenza forzata da "handicap di serenità mentale", vale nel punteggio finale ma non giustifica del tutto la cronica deficienza di contenimento.
Il Lecce non riesce a difendersi da squadra di "rango" ed a poco servono i nuovi innesti di calciatori esperti perché il bandolo della matassa riguarda organizzazione, sincronismi, reattività ed abitudini del blocco, impacciato e disattento su qualsiasi palla.
Se poi a tali carenze ed alla penuria di filtro dei mediani si aggiungono le sostituzioni abnormi di Mancosu e soprattutto di Petriccione, asse centrale, fulcro-gioco e rifinitore/realizzatore, la combine negativa prende tristemente corpo.
Il subentro del rituale quinto terzino (Cosenza), scaramanticamente iellato, finisce per favorire sempre una segnatura avversa.
Segnali importanti mai recepiti adeguatamente.
Il sogno continua nonostante una vittoria stentata
- Giuseppe Leo
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