C'era esigenza di nuovo, di tumulto. Le nuove generazioni iniziavano ad avvertire stanchezze e pesantezze attorno agli stilemi culturali perpetrati dall'accademia italiana. La cultura risultava lontana oltre che nel tempo e nello spazio, anche negli intenti.
Tutta questo senso di inadeguatezza sfociò nel Futurismo che già dal 1909 agitava l'Italia nel tentativo di cambiare la cultura e la società, abbattendo il vecchio ed instaurando una nuova cultura fondata sulle tecnologie, la velocità, la potenza, per un'arte che doveva essere trasposizione della modernità, espressione dinamica del vivere.
Lecce fu una delle città più attente alla ricezione del movimento futurista, grazie
Edoardo De Candia. L'atto liberatorio dell'arte, "vagabondo" della tela, espressione del gesto pittorico come vita. La Lecce in cui mosse i primi passi era una città chiusa all'innovazione, dominata da un accademismo obsoleto che non vedeva di buon occhio le avanguardie artistiche e culturali. Questo, insieme al suo essere senza regole, contribuì a chiudergli molte porte, portando alla costruzione di un'aura "negativa" che, nella città di
Lo spettro dell'usuale si fa metro e fonte dalla quale attingere, essenza e partenza di un discorso pittorico che amplifica il tutto secondo lo stile delle linee alla Botero, lungo i corpi gonfi, grondanti, ma è un superare, valicare i confini delle tenuità dei colori. Perché proprio i colori segnano il passo, perdono la loro tenuità ed assumono valori forti, contrastanti, essi stridono fra di loro, come la pittura di Ugo Tapparini sembra uno stridere
Dario Palermo, nato a Lecce nel 1982, si diploma in grafica pubblicitaria, ma intraprende il percorso che lo avvicina e lo porta alla pittura passando attraverso il mondo del graffitismo. Tale esperienza non contribuisce solo ad introdurlo al mondo della pittura, ma arriva ad influenzarlo nel campo della ricerca e dello stile che va a risentire della cifra stilistica propria del graffitismo. Motivo per il quale la sua pittura si caratterizza di una colorazione e figurazione dai forti toni
Ugo Tapparini, nato a Lecce da famiglia veronese, vive i suoi primi anni a stretto contatto con l'arte. La madre era, infatti, pittrice e scrittrice, lo zio poeta.
Nella sua carriera ha attraversato svariati percorsi artistici. Giornalista, disegnatore, scrittore, ha sempre trovato nella pittura il suo naturale rifugio, sfogo e, soprattutto, la sua grande passione. Molto apprezzato dalla stampa e dalla critica è presente, tra l'altro, in Bolaffi Arte 1973, 1975; Comanducci 1975