E sì, qualcuno il lavoro sporco lo deve fare e non sembri cinico definirlo tale pur se si tratta di nostri congiunti, togliamo l’aspetto romantico dell’assistenza amorevole (e “prezzolata”), il lavoro è infame e noi non vogliamo o possiamo farlo per cui deleghiamo a razze “finitime” il compito invero ingrato. Le badanti in Italia, secondo una stima un po’ datata, sarebbero 880mila, oltre un quinto di queste rumene, comunque il più grande gruppo minoritario. Di letteratura, saggi o romanzi al riguardo non ve ne sono di esaurienti, l’argomento è un po’ come la spazzatura celata dal tappeto, per cui ho attinto da un libro uscito circa un lustro fa dal titolo Angeli della Vecchia Italia, l’autrice, rumena, Romelia Lungu, addetta ai lavori, il libro se l’è fatto da sola e, seppur vi sono problemi di traduzione, rende l’idea, eccome! Ve ne sottopongo uno stralcio: «Le badanti. Cosa significa veramente essere una badante? Nella traduzione, badante significa assistente a domicilio, infermiere, tata, donna delle pulizie, cuoca e molte altre denominazioni assegnate a loro. Lavora per famiglie italiane che, a causa di lavori impegnativi o altri motivi non possono prendersi cura dei loro anziani che soffrono di Alzheimer, Parkinson, demenze o altre patologie, oppure perché vogliono vivere la loro vita lontani dallo stress quotidiano di aver cura di una persona non autosufficiente anche se quella persona è un genitore, nonno, fratello, sorella o altro. Di solito le badanti beneficiano solo di un giorno di riposo alla settimana, lavorano 24 ore al giorno e finiscono per essere sottoposte ad abusi verbali e fisici da parte di coloro di cui si prendono cura. A causa di questi abusi, al loro ritorno in Romania, queste lavoratrici soffrono di depressione, ansia, insonnia, schizofrenia, attacchi di panico, allucinazioni e alcune di loro tentano il suicidio». Il compenso per una badante va dai mille ai millecinquecento euro mensili, destinati ad essere bonificati nel paese d’origine verso la famiglia (delle badanti) costituita da figli che vanno a scuola, mariti disoccupati o sottopagati che pure prenderebbero il posto delle mogli ma il “mercato”, chissà perché, predilige le femmine, per cui i badanti sono un’esiguità. Ma torniamo al libro, rilevatore e rivelatore: «Come trascorre il suo tempo una badante? Lavora e pensa agli altri, e di sé stessa si ricorda quando sta male di salute, quando sente le lacrime scendere dagli occhi mentre ascolta dall’altra parte del telefono le persone care lasciate indietro. La mattina non si sveglia usando la suoneria ma secondo i desideri dell’assistita, può essere alle 5, alle 7 se un po’ più fortunata. Tu, la badante, prepari tutto! Pulisci, lavi, stiri, prepari da mangiare e corri se si è fatto addosso e devi cambiarlo, gli fa caldo, gli fa freddo, suonano alla porta, un parente viene a trovarci per vedere cosa e come, il giardino ha foglie da raccogliere, i balconi non sono puliti, in casa c’è polvere. E così ti diverti tutto il giorno. Se sei fortunata che il capo capisca che hai un cuore e sei fatta di carne forse hai libero a pranzo, così puoi allungare le ossa, puoi chiudere un po’ gli occhi e chiederti: ‘Signore, quanto posso resistere così?’ [...]. Qualcuno può capire quale anima sia soggetta a tale vita per la sopravvivenza? Molti diranno ‘nessuno ti sta forzando’ oppure ‘sei partita per soldi!’ Non esiste nessuno al mondo che possa andare via dal suo paese perché si trova bene, lasciare la sua famiglia, e soprattutto i suoi figli. Il dolore, la povertà, la necessità, si sceglie questa strada, quella dell’Estero. Tutti coloro che sono partiti nel mondo hanno le loro anime rotto, una sofferenza continua che a volte nascondono sotto un sorriso forzato e dietro questo sorriso sono nascoste storie piene di sacrificio. Assolutamente nessuno può descrivere il lavoro meglio di chi lo pratica, quindi non continuerai a darmi un’opinione con definizioni». Il ricorso alle badanti in Italia è in crescita al pari dell’invecchiamento a cui il nostro paese è soggetto. Viviamo di più ma a quali condizioni? I nostri vecchi, pur i migliori in salute, per mantenersi tali sono costretti ad ingollare uno svariato numero di pillole che ne scandiscono la giornata. Le patologie non sono state cassate nell’insorgere della senescenza; come bombe ad orologeria si manifestano implacabili (diabete, ipertensione, cardiopatie, colesterolo, iperplasie prostatiche ecc.) delizia, senza croce, per la farmacopea che le declassa a petardi agevolando (e dilatando) l’esistenza ma questa sorta di accanimento terapeutico è vera gloria sino a un certo punto. Dopo ci sono le badanti, d’importazione. Il testo poi contiene testimonianze delle protagoniste reali che, in diversi casi non hanno voluto dire il proprio nome per tema di ritorsioni. Io ne ho raggiunta una (è tra le testimoni del libro) che non ha questa paura: Florika Pop, 46 anni appena compiuti, in Italia dal 2009, approdata in Sicilia a 500 euro il mese, i cinque figli dell’assistita si autotassavano per pagarla; ora ne guadagna più del doppio, ma non in Sicilia. "Amo il mio lavoro", mi ha detto convinta. È anche lei un angelo per i vecchi d’Italia, «nel mio paese la mia vita era un inferno - racconta - pur con gli studi se non hai soldi non ti rispettano». Come mai - le ho chiesto - non avete concorrenza italiana? «Inizia - ha risposto - il lavoro (non questo) manca anche in Italia, ma quando provano di cosa si tratta lasciano stare».
Badante è un participio ma anche un sostantivo
- Giuseppe Pascali
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