La storia ci ha insegnato che da sempre l’uomo ha combattuto per far valere i propri diritti vivendo le epoche dell’esistenza in un susseguirsi di stagioni, quella dell’amore e quella delle lotte. Un libro ci ricorda quanto il tema affrontato richiede una particolare sensibilità ad un passato che appartiene a tutti. “Memorie della terra. Racconti e canti di lavoro e di lotta del Salento” è stato scritto da Vincenzo Santoro ed edito da Squilibri. L’opera è in vendita insieme ad un cd audio che raccoglie le musiche e le canzoni più significative dei contadini che hanno vissuto uno dei periodi storici più importanti della nostra terra. I protagonisti sono i braccianti che hanno voluto ribellarsi ai soprusi diventando fautori di alcuni eventi come quello avvenuto il 15 maggio del 1935 quando accadde la “Rivolta di Tricase” dovuta alla chiusura della manifattura Acait. Si trattò di una protesta che vide la morte di tre tabacchine e due contadini, il loro decesso scatenò non solo la rabbia ma anche l’indignazione ecco che organizzarono l’occupazione dell’Arneo negli anni ‘50 o ancora quando i contadini chiedevano un pezzo di terra da coltivare e i poliziotti cercarono di reprimere lo sciopero distruggendo le loro biciclette. La contestazione politica e sociale è stata oggetto di studio anche dai poeti come l’eccezionale Vittorio Bodini che tradusse in versi la storia del suo sud. Ma nelle sue poesie come in questo libro si dona voce al passato trasformandolo in musica, non solo di parole e di racconti ma anche in canzoni interpretate da Maria Mazzotta, Daniele Girasoli ed Enrico Novello. Vincenzo Santoro ha reso una documentata storia orale in una piacevolissima scrittura che arricchisce gli argomenti trattati nel volume che si presenta sotto forma di inchiesta antropologica in grado di donare il coraggio a quei personaggi da sempre descritti con la schiena china dall’alba al tramonto. Santoro regala così un’identità agli uomini e alle donne che si scrollano di dosso quella patina ingiallita delle foto in bianco e nero che li raffigurano e colorandosi invece del colore della terra, delle foglie di tabacco e del sangue non solo quello versato dai morti ma anche quello che ha animato le rivolte di coloro che vedevano nella terra la propria dignità.

di Paola Bisconti