Saggistica, le ultime novità di Besa Editrice.
1) Prodursi nella scrittura di Remi Hess - In questo libro, Rémi Hess ripensa il suo percorso di studente e di docente universitario in rapporto al lavoro di tesi e al suo significato nella vita di una persona. Decentra l’aspetto utilitaristico che la tesi può rivestire in un progetto di carriera e mette l’accento sulla "trasformazione personale" che essa opera nella persona impegnata a scriverla.
Scrivere la propria tesi significa produrre se stessi come opera. Questa prospettiva trascende l’esercizio e traccia il suo carattere di passaggio nella vita di ognuno Rémi Hess è professore presso l’Université de Paris VIII. Ha pubblicato opere di filosofia, sociologia, didattica, analisi delle
istituzioni, antropologia della danza. Fra i suoi lavori tradotti in italiano si ricordano (Einaudi), Il valzerTango (Besa, 1997) e La pratica del diario (Besa, 2001).
2) Orfeo e l'Orfismo - Il personaggio di Orfeo non è soltanto una figura della retorica musicale, ma lega il suo nome a una complessa e remota dottrina che percorre di traverso le vicende religiose e filosofiche del mondo greco antico. L’autore, dipanando un arduo groviglio di ipotesi spesso fra loro contraddittorie e oscure, restituisce ai lettori contemporanei l’esatta identità di una corrente spirituale che anticipa - negli interrogativi posti e nelle risposte sistenziali offerte - la crisi della soggettività contemporanea e l’irresistibile forza d’attrazione del numinoso ancor oggi presente. Orfeo, come mito e come elemento storicamente determinato, è la prima scossa che incrina l’edificio della teologia olimpica istituzionale ben prima dell’avvento del Cristianesimo. Teso fra il retaggio magico
primitivo e i nuovi interrogativi ontologici sorti nel Mediterraneo dell’età classica, questo movimento riscrive il senso della morte, rivela l’immortalità dell’anima, prospetta un ideale che esalta il presentimento della “vita eterna”. L’uomo orfico non ha qualità di peccatore originale; ma poiché il male è stato ereditato, l’esistenza stessa sarà una via d’espiazione. Queste grandi linee di frattura con la religione pubblica fanno di Orfeo e dell’orfismo i nuclei originari di una riflessione etica e speculativa quanto mai attuale.
Reynal Sorel. Dottore in filosofia, consigliere scientifico dei volumi III e IV dell’Enciclopedia filosofica universale e membro della direzione editoriale di Presses Universitaires de France (Parigi), è autore di tre opere: Les cosmogonies grecques (1994), Orphée et l’orphisme (1995) e Critique de la raison mythologique (2000).
3) I catari di Paolo Lopane - Alla metà del XII secolo, una Chiesa dilaniata dallo scisma d’Oriente vide profilarsi una nuova e minacciosa insidia alla propria coesione interna: il Catarismo, la grande eresia venuta dall’Est. Eredi di una prospettiva gnostica ferocemente avversata già dai primi imperatori cristiani, i Catari, combattuti “con il ferro e con il fuoco”, professavano dottrine eterodosse che minavano alle fondamenta il potere di Roma. “Bugri”, furono definiti con disprezzo nelle Gallie; “Bulgari”, per le loro tenaci radici balcaniche. Ma la parola “Catari” significava “puri”, e
non vi sarebbe stata, forse, denominazione più adatta a caratterizzare un movimento spirituale che dell’assoluto rigore morale aveva fatto un’inconfondibile bandiera. Riconsegnando il capitolo cataro alla Storia, il saggio ricompone in un grande, suggestivo affresco luci e
ombre di quest’appassionante epopea.
Paolo Lopane è nato e lavora a Bari. Ha pubblicato nel 2000 un ocumentato saggio sul catarismo occitano, Dal velo d’Iside al mistero del Graal. Il risveglio della gnosi nella Francia albigese (Besa editrice) cui ha fatto seguito, nel 2004, un intenso saggio sull’ordine dei cavalieri di Cristo e del tempio di Salomone: I templari. storia e leggenda (Besa editrice). Nello stesso anno ha contribuito con uno studio sugli insediamenti cavallereschi nel Meridione d’Italia (“La presenza templare nella valle dell’Ofanto”) alla stesura del volume Ofanto. è membro dell’Associazione del Centro
Studi Normanno-Svevi dell’Uuniversità degli Studi di Bari. Collabora con quotidiani e riviste.
4) Drammaturgia nel processo penale di Marcello Strazzeri - Il rocesso penale può essere analizzato e descritto secondo modalità diverse: quelle proprie del discorso giuridico-penale, quelle mutuate da una teoria della figurazione, quelle drammaturgiche che concepiscono il processo penale come rappresentazione di un dramma eatrale. Basta seguire dal vivo la dinamica sequenziale di un
processo per avere contezza della molteplicità delle similitudini nei ruoli prefissati e nelle parti assegnate, quali l’accusa svolta dal pubblico ministero e la difesa svolta dall’avvocato, in uno spazio definito, separato dal pubblico, che assiste in silenzio rispetto agli attori a cui spetta la parola. Questo studio si propone una descrizione paradigmatica del processo nel tentativo di delineare, sul
piano teorico e metodologico, una sorta di drammaturgia del processo penale, concentrandosi sulle pratiche discorsive attraverso cui il diritto vivente opera nella società rispetto a quello vigente, consegnato a codici, leggi, editti. Ogni testo citato, da Dostoevskij a Musil, da Camus a Bulgakov, da Dürrenmatt a Cechov costituisce il tassello di tale mosaico.
Marcello Strazzeri insegna Sociologia del diritto e Sociologia del Crimine presso la Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio dell’Università del Salento. Tra le sue pubblicazioni: L’eclissi del cittadino. Attore e sistema sociale nella modernità (Pensa, 1997), Figurazioni letterarie del mutamento sociale (Manni, 2003), Il Giano bifronte. Giuridicità e socialità della norma (Palomar, 2004) e Il teatro della legge. L’enunciabile e il visibile (Palomar, 2007).
5) L’America Latina tra sviluppo, dipendenza e diritti umani di Marta Vignola - Per ricostruire la genealogia dell’attualità era opportuno partire dal Cile come case study. La necessità di ripercorrere la biografia cilena nasce dalla possibilità di osservare l’attuale crisi neoliberista globale da lontano, fin dal suo esordio. Il Cile è stato il primo Paese a sperimentare sul corpo sociale il fallimento delle
teorie friedmaniane e a sopportare una duplice forma di impunità: quella legata alla violazione dei diritti umani commessi dallo Stato terrorista del dittatore Augusto Pinochet e quella legata alle conseguenze delle politiche neoliberiste. Finora il continente latinoamericano è stato raramente considerato un possibile terreno di studio rispetto alle strategie politiche, economiche e sociali che sono state messe in campo tanto dagli attori istituzionali quanto dalla società civile, nonostante proprio nel cortile di casa nord americano la stessa crisi che sta attraversando oggi l’occidente sia
passata quasi un decennio fa. La crisi capitalista e i processi di globalizzazione nel continente desaparecido si sono trasformati in una opportunità di ridisegnare una forma di economia e di politica non finalizzata alla massimalizzazione del profitto ma alla produzione di un’etica sociale alternativa a quella del mercato. Movimento Nazionale Imprese Recuperate, Indigeni, Piqueteros, Organizzazioni per i Diritti Umani, questo è lo specchio dove potremmo guardare, questo è ciò che il dopo neoliberismo ha prodotto, in parte, nella società latinoamericana. E lo potremmo fare iniziando anche a immaginare una decolonizzazione del pensiero, per imparare dal sud attraverso una epistemologia del sud. Un sud (o meglio una molteplicità di sud) non inteso come area geografica ma come metafora dei dominati e degli oppressi, come luogo in cui le conseguenze della globalizzazione sono state pagate in termini di povertà, arretratezza e sfruttamento. Un sud che però oggi è in grado di rovesciare un canone economico, politico, sociale ed epistemologico e ripartire verso forme di sviluppo indipendenti e autonome.
Marta Vignola si occupa da anni di tematiche relative alla tutela dei diritti umani con particolare riguardo all’America Latina oltre che di temi relativi alla sociologia politica e al diritto internazionale. Tra le sue pubblicazioni: A national way to international justice? International courts vs. national proceedings in Critical Review of Social and Juridical Sciences, Universidad Complutense de Madrid, n. 4, 2009; Situazione giuridica delle minoranze indigene in Cile in I diritti dei popoli indigeni, a cura di F. Marcelli, Aracne editrice, Roma 2009; Quale diritto nell’era della globalizzazione in Diritti dell’uomo – Cronache e battaglie (Organo dell’Unione Forense per la tutela dei diritti dell’uomo), n. 2, Roma 2008.
6) Sociologia dei Nimby a cura di Ferdinando Spina- Con Nimby (acronimo inglese che sta per Not In My Backyard) si definiscono le proteste locali contro la costruzione di grandi opere e impianti di interesse pubblico. Tali fenomeni, che ruotano attorno a un conflitto di localizzazione, sono sempre più diffusi nel nostro paese: basti pensare ai casi recenti della protesta contro la tav in Val di Susa e contro il rigassificatore a Brindisi. Il termine Nimby comporta una valutazione morale delle comunità locali giudicate negativamente perché egoiste, irrazionali, ignoranti, tradizionaliste. La ricerca pone radicalmente in questione l’etichetta Nimby studiando la costruzione del problema sociale “conflitti di localizzazione” attraverso l’analisi dei soggetti, dei discorsi e delle pratiche sia di chi è contrario sia di chi è favorevole alle grandi opere. Grande rilevanza è data, inoltre, alle recenti prassi politiche e giuridiche elative a tali conflitti, condizionate dallo stato di emergenza, proporzionale all’allarme sociale, da essi suscitato. La tendenza riscontrata è quella di limitare profondamente ogni forma di contestazione e di dissenso, evitando così che la protesta locale possa trovare attraverso il diritto canali di legittimità e dignità in cui esprimersi.
Ferdinando Spina è autore di diversi saggi pubblicati in riviste e volumi, tra cui Riforma del mercato del lavoro, precarietà, declino: rappresentazioni sociali dalla comunità salentina, in Periferie flessibili. Lavoro, flessibilità e precarietà nel Salento, a cura di M. Longo, (Lecce 2007) e And Yet It Moves’: Civil Society in Southern Italy, in Uncertainty and Insecurity in the New Age, a cura di V.N. Parrillo (New York 2009).
1) Prodursi nella scrittura di Remi Hess - In questo libro, Rémi Hess ripensa il suo percorso di studente e di docente universitario in rapporto al lavoro di tesi e al suo significato nella vita di una persona. Decentra l’aspetto utilitaristico che la tesi può rivestire in un progetto di carriera e mette l’accento sulla "trasformazione personale" che essa opera nella persona impegnata a scriverla.
Scrivere la propria tesi significa produrre se stessi come opera. Questa prospettiva trascende l’esercizio e traccia il suo carattere di passaggio nella vita di ognuno Rémi Hess è professore presso l’Université de Paris VIII. Ha pubblicato opere di filosofia, sociologia, didattica, analisi delle
istituzioni, antropologia della danza. Fra i suoi lavori tradotti in italiano si ricordano (Einaudi), Il valzerTango (Besa, 1997) e La pratica del diario (Besa, 2001).
2) Orfeo e l'Orfismo - Il personaggio di Orfeo non è soltanto una figura della retorica musicale, ma lega il suo nome a una complessa e remota dottrina che percorre di traverso le vicende religiose e filosofiche del mondo greco antico. L’autore, dipanando un arduo groviglio di ipotesi spesso fra loro contraddittorie e oscure, restituisce ai lettori contemporanei l’esatta identità di una corrente spirituale che anticipa - negli interrogativi posti e nelle risposte sistenziali offerte - la crisi della soggettività contemporanea e l’irresistibile forza d’attrazione del numinoso ancor oggi presente. Orfeo, come mito e come elemento storicamente determinato, è la prima scossa che incrina l’edificio della teologia olimpica istituzionale ben prima dell’avvento del Cristianesimo. Teso fra il retaggio magico
primitivo e i nuovi interrogativi ontologici sorti nel Mediterraneo dell’età classica, questo movimento riscrive il senso della morte, rivela l’immortalità dell’anima, prospetta un ideale che esalta il presentimento della “vita eterna”. L’uomo orfico non ha qualità di peccatore originale; ma poiché il male è stato ereditato, l’esistenza stessa sarà una via d’espiazione. Queste grandi linee di frattura con la religione pubblica fanno di Orfeo e dell’orfismo i nuclei originari di una riflessione etica e speculativa quanto mai attuale.
Reynal Sorel. Dottore in filosofia, consigliere scientifico dei volumi III e IV dell’Enciclopedia filosofica universale e membro della direzione editoriale di Presses Universitaires de France (Parigi), è autore di tre opere: Les cosmogonies grecques (1994), Orphée et l’orphisme (1995) e Critique de la raison mythologique (2000).
3) I catari di Paolo Lopane - Alla metà del XII secolo, una Chiesa dilaniata dallo scisma d’Oriente vide profilarsi una nuova e minacciosa insidia alla propria coesione interna: il Catarismo, la grande eresia venuta dall’Est. Eredi di una prospettiva gnostica ferocemente avversata già dai primi imperatori cristiani, i Catari, combattuti “con il ferro e con il fuoco”, professavano dottrine eterodosse che minavano alle fondamenta il potere di Roma. “Bugri”, furono definiti con disprezzo nelle Gallie; “Bulgari”, per le loro tenaci radici balcaniche. Ma la parola “Catari” significava “puri”, e
non vi sarebbe stata, forse, denominazione più adatta a caratterizzare un movimento spirituale che dell’assoluto rigore morale aveva fatto un’inconfondibile bandiera. Riconsegnando il capitolo cataro alla Storia, il saggio ricompone in un grande, suggestivo affresco luci e
ombre di quest’appassionante epopea.
Paolo Lopane è nato e lavora a Bari. Ha pubblicato nel 2000 un ocumentato saggio sul catarismo occitano, Dal velo d’Iside al mistero del Graal. Il risveglio della gnosi nella Francia albigese (Besa editrice) cui ha fatto seguito, nel 2004, un intenso saggio sull’ordine dei cavalieri di Cristo e del tempio di Salomone: I templari. storia e leggenda (Besa editrice). Nello stesso anno ha contribuito con uno studio sugli insediamenti cavallereschi nel Meridione d’Italia (“La presenza templare nella valle dell’Ofanto”) alla stesura del volume Ofanto. è membro dell’Associazione del Centro
Studi Normanno-Svevi dell’Uuniversità degli Studi di Bari. Collabora con quotidiani e riviste.
4) Drammaturgia nel processo penale di Marcello Strazzeri - Il rocesso penale può essere analizzato e descritto secondo modalità diverse: quelle proprie del discorso giuridico-penale, quelle mutuate da una teoria della figurazione, quelle drammaturgiche che concepiscono il processo penale come rappresentazione di un dramma eatrale. Basta seguire dal vivo la dinamica sequenziale di un
processo per avere contezza della molteplicità delle similitudini nei ruoli prefissati e nelle parti assegnate, quali l’accusa svolta dal pubblico ministero e la difesa svolta dall’avvocato, in uno spazio definito, separato dal pubblico, che assiste in silenzio rispetto agli attori a cui spetta la parola. Questo studio si propone una descrizione paradigmatica del processo nel tentativo di delineare, sul
piano teorico e metodologico, una sorta di drammaturgia del processo penale, concentrandosi sulle pratiche discorsive attraverso cui il diritto vivente opera nella società rispetto a quello vigente, consegnato a codici, leggi, editti. Ogni testo citato, da Dostoevskij a Musil, da Camus a Bulgakov, da Dürrenmatt a Cechov costituisce il tassello di tale mosaico.
Marcello Strazzeri insegna Sociologia del diritto e Sociologia del Crimine presso la Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio dell’Università del Salento. Tra le sue pubblicazioni: L’eclissi del cittadino. Attore e sistema sociale nella modernità (Pensa, 1997), Figurazioni letterarie del mutamento sociale (Manni, 2003), Il Giano bifronte. Giuridicità e socialità della norma (Palomar, 2004) e Il teatro della legge. L’enunciabile e il visibile (Palomar, 2007).
5) L’America Latina tra sviluppo, dipendenza e diritti umani di Marta Vignola - Per ricostruire la genealogia dell’attualità era opportuno partire dal Cile come case study. La necessità di ripercorrere la biografia cilena nasce dalla possibilità di osservare l’attuale crisi neoliberista globale da lontano, fin dal suo esordio. Il Cile è stato il primo Paese a sperimentare sul corpo sociale il fallimento delle
teorie friedmaniane e a sopportare una duplice forma di impunità: quella legata alla violazione dei diritti umani commessi dallo Stato terrorista del dittatore Augusto Pinochet e quella legata alle conseguenze delle politiche neoliberiste. Finora il continente latinoamericano è stato raramente considerato un possibile terreno di studio rispetto alle strategie politiche, economiche e sociali che sono state messe in campo tanto dagli attori istituzionali quanto dalla società civile, nonostante proprio nel cortile di casa nord americano la stessa crisi che sta attraversando oggi l’occidente sia
passata quasi un decennio fa. La crisi capitalista e i processi di globalizzazione nel continente desaparecido si sono trasformati in una opportunità di ridisegnare una forma di economia e di politica non finalizzata alla massimalizzazione del profitto ma alla produzione di un’etica sociale alternativa a quella del mercato. Movimento Nazionale Imprese Recuperate, Indigeni, Piqueteros, Organizzazioni per i Diritti Umani, questo è lo specchio dove potremmo guardare, questo è ciò che il dopo neoliberismo ha prodotto, in parte, nella società latinoamericana. E lo potremmo fare iniziando anche a immaginare una decolonizzazione del pensiero, per imparare dal sud attraverso una epistemologia del sud. Un sud (o meglio una molteplicità di sud) non inteso come area geografica ma come metafora dei dominati e degli oppressi, come luogo in cui le conseguenze della globalizzazione sono state pagate in termini di povertà, arretratezza e sfruttamento. Un sud che però oggi è in grado di rovesciare un canone economico, politico, sociale ed epistemologico e ripartire verso forme di sviluppo indipendenti e autonome.
Marta Vignola si occupa da anni di tematiche relative alla tutela dei diritti umani con particolare riguardo all’America Latina oltre che di temi relativi alla sociologia politica e al diritto internazionale. Tra le sue pubblicazioni: A national way to international justice? International courts vs. national proceedings in Critical Review of Social and Juridical Sciences, Universidad Complutense de Madrid, n. 4, 2009; Situazione giuridica delle minoranze indigene in Cile in I diritti dei popoli indigeni, a cura di F. Marcelli, Aracne editrice, Roma 2009; Quale diritto nell’era della globalizzazione in Diritti dell’uomo – Cronache e battaglie (Organo dell’Unione Forense per la tutela dei diritti dell’uomo), n. 2, Roma 2008.
6) Sociologia dei Nimby a cura di Ferdinando Spina- Con Nimby (acronimo inglese che sta per Not In My Backyard) si definiscono le proteste locali contro la costruzione di grandi opere e impianti di interesse pubblico. Tali fenomeni, che ruotano attorno a un conflitto di localizzazione, sono sempre più diffusi nel nostro paese: basti pensare ai casi recenti della protesta contro la tav in Val di Susa e contro il rigassificatore a Brindisi. Il termine Nimby comporta una valutazione morale delle comunità locali giudicate negativamente perché egoiste, irrazionali, ignoranti, tradizionaliste. La ricerca pone radicalmente in questione l’etichetta Nimby studiando la costruzione del problema sociale “conflitti di localizzazione” attraverso l’analisi dei soggetti, dei discorsi e delle pratiche sia di chi è contrario sia di chi è favorevole alle grandi opere. Grande rilevanza è data, inoltre, alle recenti prassi politiche e giuridiche elative a tali conflitti, condizionate dallo stato di emergenza, proporzionale all’allarme sociale, da essi suscitato. La tendenza riscontrata è quella di limitare profondamente ogni forma di contestazione e di dissenso, evitando così che la protesta locale possa trovare attraverso il diritto canali di legittimità e dignità in cui esprimersi.
Ferdinando Spina è autore di diversi saggi pubblicati in riviste e volumi, tra cui Riforma del mercato del lavoro, precarietà, declino: rappresentazioni sociali dalla comunità salentina, in Periferie flessibili. Lavoro, flessibilità e precarietà nel Salento, a cura di M. Longo, (Lecce 2007) e And Yet It Moves’: Civil Society in Southern Italy, in Uncertainty and Insecurity in the New Age, a cura di V.N. Parrillo (New York 2009).