Regione Puglia e Presìdi del libro
Emergenze Sud, Liberrima, in collaborazione con il Fondo Verri
Mese della memoria
Giovedì 10 febbraio 2011
Teatrino della Biblioteca Provinciale N. Bernardini, Lecce

L'alba ci colse come un tradimento

incontro con Liliana Picciotto
storica italiana, specializzata nello studio della storia degli Ebrei in Italia nel periodo fascista e della repubblica di Salò, direttrice dell'Archivio Storico del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano
autrice del romanzo “L'alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli. 1943 – 1944” (Mondadori, Le scie. 2010)

Intervengono: Vito Antonio Liuzzi, storico, direttore dell'Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea; Silvia Godelli Assessore al Mediterraneo al Turismo e alla Cultura della Regione Puglia. Introduce, Sonia Cataldo del direttivo dei Presìdi del libro di Puglia.

Leggiamo in una nota che accompagna il libro: “L’alba ci colse come un tradimento”, oltre a rendere un omaggio ai deportati di Fossoli, di cui si ricordano tutti i nomi e la sorte, mette in risalto una tragica verità: nella persecuzione degli ebrei italiani le autorità della Repubblica di Salò non ebbero il ruolo di riluttanti comprimari, ma quello di consapevoli e zelanti protagonisti.Fossoli, frazione di Carpi in provincia di Modena, fu lo scenario “inconsapevole” fu una delle pagine più cupe della nostra storia: qui fu attivo, tra il dicembre 1943 e i primi giorni dell’agosto 1944, un campo di concentramento in cui vennero reclusi 2844 ebrei arrestati in tutta l’Italia centro-settentrionale sotto l’occupazione nazista. In quel periodo nel nostro Paese giunse al culmine l’offensiva fascista contro gli ebrei che, iniziata con le leggi razziali del 1938, conobbe una brutale accelerazione con la Repubblica sociale di Mussolini. I governati italiani scelsero infatti di adeguare la propria politica antiebraica a quella dell’alleato-occupante, che aveva già messo in atto autonomamente una serie di retate in diverse città nell’autunno del 1943.Il 30 novembre emanarono dunque un provvedimento che prescriveva l’arresto degli ebrei, cui sarebbe stato confiscato ogni bene, e il loro trasferimento in un unico luogo, individuato nel complesso di Fissoli, in precedenza utilizzato come campo per prigionieri di guerra e destinato anche ad altri internati, come detenuti politici. Le autorità di Salò e quelle del Terzo Reich definirono una sorta di divisione dei compiti; gli italiani si occuparono dell’arresto e dell’internamento degli ebrei; i tedeschi, che dal marzo 1944 assunsero anche formalmente il comando del campo di concentramento, ne organizzarono la progressiva deportazione verso i lager in Germania e Polonia, attuata con modalità disumane. Liliana Picciotto, studiosa della persecuzione antiebraica, avvalendosi di un ricco apparato di documenti, in parte inediti, fa rivivere questa terribile vicenda attraverso le voci delle vittime, dei carnefici e degli “spettatori”. Alle testimonianza angosciate dei prigionieri fanno da contrappunto l’impassibilità burocratica dei funzionari italiani e l’indifferenza interessata dei fornitori di autobus e vettovagliamento, che non si fanno scrupoli nel concludere affari persino in occasione di quello che per la maggior parte dei deportati sarà il viaggio senza ritorno verso le camere a gas.