Un incontro per ricordare Vittorio Bodini, studioso del barocco e dei surrealisti spagnoli. A ricordare la figura di uno dei maggiori interpreti e traduttori della letteratura spagnola è stato martedì 18 marzo nella Feltrinelli di Lecce Lucio Antonio Giannone, docente dell’Università del Salento, promotore e rievocatore del lavoro letterario del poeta salentino. E lo ha fatto attraverso «Corriere spagnolo» di Bodini, dialogando con il giornalista Raffaele Gorgoni. Era il 1946 quando Bodini si recò per la prima volta in Spagna, avendo ottenuto una borsa di studio dal Ministero degli Esteri di quel paese per svolgere attività di ricerca presso l’Istituto italiano di cultura di Madrid. La borsa di studio aveva durata di sei mesi, ma per lo scrittore pugliese il soggiorno in terra spagnola divenne ben più lungo. Dunque, il libro protagonista di martedì sera pubblicato da Besa Editrice, si presenta come un vero e proprio taccuino di viaggio e raccoglie i reportage e le prose che il poeta ha raccolto in terra straniera. «Bodini scopre la Spagna vera. Comincia ad esplorare la corrida, il flamenco, il combattimento dei galli, la processione della settimana santa. Scava nell’inconscio del popolo attraverso la guida di Federico Garcia Lorca, che divenne un faro per lui, in quanto insegna al poeta a non fermarsi e ad andare oltre, scoprendo l’intimo della Spagna. Bodini era attratto da questo paese, infatti nel libro ripete molte volte che è meraviglioso». Lo commemora così Giannone, sottolineando il profondo avvicinamento che lo scrittore aveva per questa terra. Un paese straniero per Bodini, ma nello stesso tempo familiare. Un paese che si intreccia con le sue radici, con la sua terra, con il sud. A tal proposito il docente dell’Università del Salento continua: «Bodini riscopre il suo paese e lo mette al centro della propria attenzione, come con il barocco del sud. Mette al centro della sua opera il sud non tradizionale, il “sud nero”, come “Spagna nera” così chiamata da Lorca». Un rapporto complesso e contraddittorio è quello di Vittorio Bodini con il meridione, che per lui equivale principalmente al Salento, questo suo paese “così sgradito da doverlo amare”, come scrive in una sua poesia. Uno scrittore, un poeta, un traduttore con una sensibilità estrema, cantore di un sud che lo ha ispirato, ma che nel contempo rifiuta. «Un grande inviato» spiega Gorgoni «è quello che entra dentro una cultura, dentro un mondo con grande capacità di scrittura. Siamo in presenza di un letterato, ma anche di un inviato che è capace di raccontare».

di Eugenia Giannone