Alle Manifatture Knos di Lecce si conclude la rassegna "A cosa serve il teatro?", ideata e coordinata da Induma Teatro e Luoghi Comuni. Venerdì 25 giugno (ore 21:00 – ingresso 8 euro) l’attore e regista Simone Franco propone Il mulino degli sconcerti. Le memorie di Gino Sandri. Talento precocissimo ed eccellente disegnatore, la vita di Gino Sandri (1892 – 1959) fu segnata da una dolorosa reclusione in istituti psichiatrici dal 1924 in poi, per motivi politici. La sua recente riscoperta ha sottratto da un immeritato oblio bellissimi disegni e scritti di una lucidità impressionante, che costituiscono un'eccezionale testimonianza storica, forse unica nello specifico genere; disegni accompagnati da commenti, ricordi e aforismi, raffiguranti degenti e infermieri, realizzati dall’artista tra il 1927 e il 1949. La scena è oscura e vuota: la stanza della memoria. Buio antro amniotico in cui si rivela l’uomo con i suoi resti, un cavalletto, una sedia, una valigia. Tra le mura d’un padiglione, tra le reti d’un cortile, tra le vie d’un paese, l’uomo percorre il suo destino ed ogni passo è un ricordo ed ogni passo è un evento. Col suo lento incedere l’uomo segna il perimetro delle porzioni in cui risulta suddivisa la scena: la prima è quella di destra in cui l’uomo riferisce il racconto “Il mulino degli sconcerti”, a sinistra la seconda porzione dei giudizi psichiatrici, nel centro il racconto del Dottor Cerletti ed il funzionamento dell’elettroshock, sul fondo il collage da “Cosa è la follia”.

 

Sopravvisse Mnemosine alla distruzione di Eleutere? Ricorda Socrate nel Teeteto che il dono (doron) di Mnemosine, madre di tutte le Muse, è come quella cera in cui tutto ciò che desideriamo conservare nella memoria verrà ad incidersi in rilievo, per lasciarvi l’impronta di anelli, di fedi (alliances) e di sigilli. Ne potremo così conservare la memoria e la scienza ed anche rendergli giustizia, sino a che l’immagine (eidolon) si lascerà leggere. Nel corso della nostra ricerca ci siamo posti diversi interrogativi: cos’è la memoria e che funzione ha nella società? cos’è il ricordo e come le società ricordano? Siamo entrati tra i padiglioni di diversi ex ospedali psichiatrici (Lecce, Roma, Reggio Emilia, Milano, Ceriano Laghetto, Racconigi) con la consapevolezza di attraversare spazi in cui si è compiuta una vera tragedia, tra quelle mura abbiamo sentito incidersi, le voci di chi  ha vissuto per tutta la vita in quei luoghi.
Abbiamo tratto il progetto: ”Luoghi della memoria: i manicomi” espressione che  contiene al suo interno una contraddizione, se da una parte i manicomi sono i luoghi di cui Basaglia ha denunciato la pratica istituzionalizzata della “ violenza esercitata da chi ha il coltello dalla parte del manico nei confronti di chi è irrimediabilmente succube”, luoghi che hanno negato ogni forma di memoria, edificati fuori dai centri abitati, per impedire qualunque comunicazione, col solo scopo di favorire la dimenticanza; dall’altra proprio in quei luoghi, oggi abbandonati “residui manicomiali”, qualsiasi oggetto (le grate alle finestre, le serrature, gli spioncini alle porte, i letti di contenzione, i quaderni delle consegne degli infermieri) è sedimentazione di memorie. Ricorre quest’anno il venticinquesimo anniversario dalla promulgazione della legge 180,  proprio mentre nuove proposte, evocando il tintinnio delle chiavi, avanzano ipotesi di riapertura. L’ obiettivo è di commemorare l’avvenimento, dando corpo e voce alle “memorie” tratte dai diari di Gino  Sandri, comporre una drammaturgia che ne narri la vita, l’opera ed il tragico isolamento psichiatrico. Il progetto si avvale della proficua collaborazione di Psichiatria Democratica e del Patrocinio del Comune di Roma. (Simone Franco)

 

Come non ricordare i giri di ore, giorni, settimane, mesi, attorno ai tavoli delle Sale Residenza Misti, giri d’un centinaio d’uomini per sala vociferanti le loro follie o lo scherno alle altrui, o assorti in giuochi di schiamazzo o in concentrazioni di letture impossibili e io balzante da una finestra all’altra cercando farmi piccino o non esser visto dall’infermiere di guardia e disegnare, disegnare, disegnare tutti i volti e gli scorci possibili”. (Gino Sandri pagina sciolta Diario)