Un omaggio a Ludovico Ariosto e ai grandi poemi cavallereschi. Alessandro Romano ci ha abituati ai tributi verso i grandi della letteratura: se con Hippikon ha ossequiato Miguel de Cervantes, questa volta la dedica è al poeta emiliano, il maggiore certamente dell’epica cavalleresca, con il suo novo libro, Fenicea, primo capitolo di una trilogia pubblicato per i tipi de Il Raggio Verde, interamente scritto in ottava rima, sulle orme, appunto, dei grandi poemi cavallereschi. Nel nuovo lavoro editoriale di Romano, scrittore e videomaker salentino, personaggi e miti prendono vita come per incanto, convivendo felicemente tra di loro, alcuni attinti dal mondo mitologico greco e romano, altri frutto della fantasia dell’autore, da sempre appassionato di letteratura classica al pari della terra natia, che indaga e racconta con la sua macchina da presa. «L'idea di scrivere un libro in ottava rima, sul modello ariostesco, sembrerebbe quanto meno azzardata ai tempi d'oggi – commenta l’autore -, ed infatti nacque nel 1995, in cima ad un albero del mio giardino dove avevo istallato una sedia, istintivamente per “elevarmi” quanto più possibile, e cercare il trovare il bandolo nella matassa intricata dei Miti Greci, nel tentativo di raccontarli come se fosse un viaggio attraverso essi, per il tramite di personaggi creati da me. Non avevo ancora letto Calvino all'epoca, quindi l'idea di fuggire su un albero era innata dentro me. E non avevo letto neanche Nikos Kazantzakis, che negli Anni Trenta componeva pure lui un poema, nelle sue intenzioni la prosecuzione de L'odissea di Omero». Quel è dunque il nucleo del nuovo libro di Romano? «Il “mio” viaggio – spiega - è stato ricreare le origini del mondo, degli Dei, degli uomini, mettere in scena i personaggi dell'Olimpo greco, facendoli incontrare con i “miei”. Una lotta fra il male e il bene, la ricerca dell'amore assoluto, questo succede all'interno. Lascio la mia interpretazione sulla nascita dei “tipi” umani, il poeta, il filosofo, l'invidioso, l'iracondo, una lunga serie di “caratteri” che diventano personaggi. E nell'evolversi della vicenda i protagonisti incontrano i personaggi e le scene più classiche, Atlante che sorregge il mondo, Prometeo legato in cima ad una rupe, Apollo che racconta come gli sfuggì Dafne in quella lunga corsa, Pegaso il cavallo alato, e via dicendo in una lunga carrellata che si interseca con la vicenda dei protagonisti. È la mia interpretazione della Fenice, e della costellazione dell'Orsa Maggiore, che faccio risalire a lei, che si scontra col Dragone (nel cielo l'orsa minore) e che è la scena finale di tutta la storia, che lascia aperti altri interrogativi, perché la storia è una trilogia e sarà seguita da altri due libri. Però solo questo volume è in rima!». Alessandro Romano lavora per l’emittente Telerama, curando la ripresa, il montaggio, alcuni testi e la regia per programmi come «Terre del Salento». Tra i suoi romanzi «Lento all'ira, «Tsunami lento», «Hippikon», «Palinodia». Ha firmato la regia del film documentari «Messapia. Terra tra due mari» che gli è valso la targa di merito del Premio giornalistico «Antonio Maglio».