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«Io alla taranta ci credo», ovvero le «tarantate» settant’anni dopo
- Giuseppe Pascali
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Sessant’anni più tardi, il mitologico ragno si aggira ancora nella demartiniana «terra del rimorso». Certo, sono cambiati i territori in cui abita, cambiati gli scenari delle sue misteriose aggressioni, insieme al paesaggio salentino trasformato da xylella, roghi, costruzioni abusive e mega impianti. Dalla campagna, il ragno si trasferisce in città, seguendo nuove inquietudini e malinconie. Sul «tragitto» del ragno si inserisce Io alla taranta ci credo, il romanzo di Milena Magnani edito da Kurumuny Edizioni. È un racconto corale quello che prone la sceneggiatrice e drammaturga bolognese, una tela che intreccia le vite di personaggi diversi, molti dei quali realmente esistenti. Una personale geografia affettiva tratteggiata dall’autrice